04/01/12

6 gennaio 2012 - EPIFANIA del Signore

Dal Vangelo secondo Matteo (2, 1-12)

Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”».
Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».
Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.




“Dov’è il re dei Giudei che è nato?”
Oggi è l’ultima nostra occasione per vederti bambino, Gesù. Un bambino che è re, Messia, liberatore, salvatore. Un re che “libererà il povero che invoca e il misero che non trova aiuto,
avrà pietà del debole e del povero e salverà la vita dei suoi miseri.” Un re per ogni uomo che cerca, che sogna, che desidera incontrare il Signore.
Oggi guardiamo questa scena nota del tuo presepe e ci sentiamo chiedere dai magi: dov’è il tuo re? È nato veramente anche per te? Ce l’hai fatta a stare con i pastori, ad accoglierlo nella sua fragilità e potenza? O sei come Erode che deve ancora leggere, scartabellare, calcolare? O come i capi dei sacerdoti e gli scribi, che conoscono a memoria la profezia, ma sono incapaci di leggerla con il cuore e con la vita?
Loro, i Magi, si sono messi in viaggio, hanno rischiato, hanno seguito una stella. Loro, hanno visto la tua luce senza conoscerla, cogliendo la tua grandezza senza preavvisi. Loro, al vedere la tua stella sono venuti per adorarti.
E noi? L’Avvento, il Natale, la festa della Sacra Famiglia: quante stelle si sono accese per indicarci la strada in questi giorni? E quante volte le abbiamo seguite? O forse le abbiamo perse di vista?
Anche Erode, del resto, che pure ti aveva così vicino, non si era accorto di te. Quando ha saputo, ha messo in campo ogni sua forza per toglierti di mezzo: gli facevi paura, o forse soltanto non voleva saperne di un Dio che ama senza pretese, nel segreto di una culla.
Ma tu da quella culla hai conosciuto il mondo, anche quello più lontano, e il mondo ha conosciuto te.
Un po’ come quelle persone che anche oggi arrivano dall’oriente, dai posti più lontani e sconosciuti. Non sono proprio re, ma certo qualcuno di loro da te è incuriosito. Ha visto la tua stella, magari negli occhi di un volontario al centro di accoglienza, ed ora vuole adorarti. Ed ecco che noi in prima fila, dimentichiamo che tutte “le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo”, con Te e con noi.
Non ricordiamo che tua madre non ha avuto timore nel mostrarti agli stranieri, e ha lasciato che ti adorassero. Non sapevano nulla di te, ma forse avevano il cuore abbastanza puro per vederti; certo più puro delle nostre disquisizioni, che ci appagano, ma sanno offuscare le stelle.
Ti riconoscono e ti offrono addirittura dei doni. Che strano, gli stessi doni che tu offri a ciascuno di noi: l’oro della tua vita divina, spesa per noi; l’incenso della santità dello Spirito che ci manderai e del sacerdozio che ci hai affidato con il Battesimo; la mirra che disegna la festa d'Amore della sposa che incontra finalmente il suo Sposo.
Oggi, allora, vogliamo fare come loro. Vogliamo seguire la stella che hai acceso dentro di noi. Non veniamo dal lontano oriente, ma tu ci conosci e desideri solo che ti offriamo la nostra quotidianità, la nostra vita di tutti i giorni con il nostro lavoro e la nostra fatica: ci chiedi di darti solo un po’ di pane e un po’ di vino, sarai tu a trasformarlo.
Nella semplicità ti riconosciamo re, salvatore, liberatore, anche noi che spesso siamo stranieri e per incontrarti dobbiamo essere smossi da lontano, da eventi straordinari. Accogli i nostri doni oggi, Gesù, aiutaci a deporre lo scrigno prezioso della nostra vita, che è il solo nostro dono per te e che scopriamo essere il dono più splendido che tu hai fatto a noi.

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