07/01/12

8 gennaio 2012 - BATTESIMO del Signore - anno "B"

Dal Vangelo secondo Marco (1- 7-11)

In quel tempo, Giovanni proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».
Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».




Sono passati trent'anni da quando un bambino ha trasformato la Gloria di Dio, in semplice Amore. Trent'anni in cui Gesù ha vissuto nella cittadina di Nazaret, imparando da un padre e da una madre le gioie e le fatiche dell'umanità. Trent'anni per scoprire cosa sia l'uomo. Come noi, che nel cuore di una famiglia, ricca o povera di vita e d'amore, abbiamo imparato a conoscere noi stessi e gli altri, e siamo stati guidati dalle mani visibili di una madre e di un padre, e dalle mani misteriose di Dio a scoprire la nostra vocazione. E dopo trent'anni Gesù "viene da Nàzaret di Galilea ed è battezzato nel Giordano": un uomo in coda tra i molti che sceglievano la conversione predicata da Giovanni, un uomo mescolato con l'umanità, ma che era ed è la Parola d'amore di Dio, fatta carne per gli uomini.
Gesù inizia da qui e sappiamo che ogni inizio ha bisogno di un segno, di una cerimonia, di un momento in cui si concentrino le emozioni e le speranze, le promesse ed i propositi. Anche noi celebriamo l'anno nuovo con lo spumante, un'auto nuova con un viaggio, l'inizio di una vita insieme con un grande pranzo. E non badiamo a spese, perché la felicità di un giorno sia l'augurio di felicità per la vita.
Ma oggi il cristianesimo si inaugura con Gesù in coda tra i peccatori: la missione di salvezza dell'umanità inizia con la richiesta di perdono per colpe non commesse. E se la discesa dello Spirito ha il sapore dell'abbraccio di una famiglia al figlio che parte, la compiacenza del Padre ci dice che era proprio questo l’inizio sognato. Questo inizio, che ci disorienta se lo paragoniamo alle nostre "location esclusive" per i rinfreschi, ai regali costosi, ai vestiti dal lusso persino eccessivo. Ci disorienta pensare ad un Dio che "fa la fila", riconoscendo in ogni umile peccatore che lo circonda l'obiettivo stesso della sua missione. E ci domandiamo se questo atteggiamento di Gesù non sia per noi, che continuiamo a correre frettolosi verso il gesto sfolgorante che ci farà messaggeri di Dio, e ci ostiniamo a sprecare le mille occasioni umili per amare chi ci circonda.
Pensiamo mai che la lentezza dei nostri figli la mattina, quando è tardi e dobbiamo portarli a scuola e poi correre al lavoro, o quel pigia-pigia snervante per salire sul treno dei pendolari, o quelle mille altre banalità estenuanti dei nostri giorni feriali, possono essere il modo per vivere una vocazione?
Oggi Gesù guarda le nostre relazioni, le persone che amiamo, i momenti forti della nostra vita, e ci insegna a celebrarli, a non avere paura, a "non badare a spese": il "non badare a spese" del cuore, il "dare tutto" oltre ogni necessità e aspettativa, trasformando le rive del Giordano in una verità che si celebra giorno dopo giorno.
E vorremmo immaginare i Suoi occhi, che, in coda osservano il paesaggio e la folla, e provare ad incrociarli con i nostri, e chiederci se non siamo noi quelli che "lasciano passare con disprezzo le loro piccole occasioni d'amore, aspettando l'occasione per cui valga la pena" e che, forse, non arriverà mai. Vorremmo incrociarli e sentire vive le parole di Isaia "cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è vicino", e amare tutti quegli anonimati che sono la strada di Dio per noi che abbiamo una famiglia normale, con una vita assolutamente normale, e che a volte invece vorremmo presentarci alla coda di Giovanni Battista facendoci largo, per essere i primi, i più in vista. Vorremmo incrociare i Suoi occhi, e imparare a guardare il mondo con quelli, perché il nostro immergerci in Lui non sia un rito di un giorno, ma il senso di ogni nostro desiderio d’amore. 

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