27/08/11

28 agosto 2011 - XXII domenica tempo ordinario - anno "A"

Dal Vangelo secondo Matteo (16, 13-20)

In quel tempo, Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita? Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni».

“Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà.” 
Parole note, quelle che oggi sentiamo pronunciare da Gesù, parole divenute quasi proverbiali. Ma forse sono divenute proverbiali proprio perché richiamano all'essenziale dell'essere cristiani, richiamano ad un comportamento talvolta scomodo, che forse spaventa. Tenere o lasciare, trovare o perdere, sono parole che chiedono una scelta radicale e definitiva: tutto o nulla. Ed è questa la strada che segue ad un incontro, la strada che Gesù ci indica fissando lo sguardo su di noi, dopo averci chiesto: “Io, chi sono per te?”
Eppure in queste parole c'è tutta la dolcezza di Gesù, tutta la tenerezza di un Dio che ci indica, ma non impone, la strada per la nostra felicità, la strada più straordinaria per incontrare noi stessi nella nostra più alta realizzazione. Una indicazione chiara per essere “perfetti”, dove la perfezione non indica l'assenza di cadute, ma la costante certezza che sia possibile sempre riprendere il cammino. La croce, rinnegare se stessi, perdere la propria vita sono apparentemente atteggiamenti di sconfitta, ma, miracolosamente, per quelle meraviglie che solo l'Amore sa compiere, diventano vittoria, luce, pienezza del proprio destino. 
E lo sappiamo bene anche noi quando pensiamo che “ci butteremmo nel fuoco” per salvare la vita di nostro figlio, o quando siamo disposti a tutto per dimostrare ad un uomo o ad una donna la profondità, la larghezza, l'infinito del nostro amore. E lo sappiamo anche quando guardiamo negli occhi pieni di vita quelle persone che vivono malattia, o vecchiaia, o sofferenza come un'occasione per incontrare più profondamente l'altro, un'occasione per non confondere la dipendenza con il disprezzo, la fatica con la tristezza, l'inefficienza con la sconfitta. 
Perché sempre chi ama dipende dall'amato, chi ama non esiste più se non per l'amato, chi ama non tiene in conto i propri desideri, ma la felicità dell'amato.
E così ci ama questo Dio, che non teme di soffrire, ma anzi si offre alla propria passione per aprirci le porte della nostra pienezza, e insieme ci indica la strada, ci dice, con l'ardire di una guida e insieme con la fiducia di un Padre, “seguimi”. 
E seguimi, non significa soltanto “percorri una strada”, ma “percorri la mia strada”, quella che Lui ha già tracciato, quella in cui Lui, costantemente, continua a camminare al nostro fianco attraverso i piedi, le mani, gli sguardi, i volti di tanti altri che, come noi, hanno intrapreso l'avventura di seguirlo. 
E grande è la ricompensa promessa: trovare la propria vita. Non solamente salvarla, proteggerla, renderla al Creatore così come Lui ce l'ha donata, senza averne aggiunto frutti e ferite. Gesù oggi non ci insegna l'abbandono rassegnato al dolore, o la scelta masochista della sofferenza. Oggi Lui ci dice come prender in mano questa vita, come trovarla, come toglierla da ogni anonimato per renderla vera, feconda, agile, viva fino in fondo. 
Perdere per trovare, abbandonare se stessi per scoprirsi creature speciali nelle mani di un Dio onnipotente nell'amore e comprendere, nel profondo del cuore, che Lui è il nostro aiuto. Allora saremo pronti ad “esultare di gioia all’ombra delle sue ali.”