In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano.
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».
Lo Spirito sospinge Gesù
nel deserto: quaranta giorni di solitudine, tentato da Satana e servito dagli
angeli. È il quadro che ci presenta questa prima domenica di Quaresima,
all'inizio di quello che, forse un po' per abitudine, chiamiamo un "periodo
di conversione".
Ma in questa nuova
occasione per conoscerci conoscendo Lui, vogliamo provare ad imitare Gesù.
Imitarlo, ed avviarci con i nostri desideri, le nostre speranze e le nostre
paure in un luogo deserto dove stare soli con il nostro cuore. E questa solitudine
e questo silenzio non vogliono essere spiragli aperti per lasciar entrare la
malinconia, o per lasciarci prostrare dai rimpianti. Vogliamo invece spalancare
una porta sul nostro cuore, per vedere finalmente noi stessi così come siamo,
senza maschere e senza specchi. Quaranta giorni sono un tempo
straordinariamente lungo, ma anche un tempo straordinariamente abitato se
sapremo guardare in faccia le nostre più vere aspirazioni, cercando
sinceramente la sorgente da cui nascono le piccole scelte che ci costruiscono.
Allontanarsi da tutto, portare la propria vita all'essenziale non esonera dal
dovere di scegliere e di mettersi in gioco, ma può rendere più chiare e
consapevoli le nostre decisioni.
Ci sentiamo invitati,
allora, in questa Quaresima a non nascondere le nostre tentazioni, ma a
chiamarle con il loro nome e a capire che tentazione è tutto ciò che ci separa
da noi stessi e dalla nostra più profonda vocazione all'Amore. Cedere alla
tentazione è nascondere una ferita, scegliendo piuttosto un falso quieto
vivere, e lasciando che un’amicizia sbiadisca, senza gridare la nostra volontà
di salvarla. Cedere alla tentazione è abdicare, quasi per distrazione, al
proprio compito di genitori, lasciando che un figlio non conosca la felicità
pur di proteggerlo ostinatamente dal dolore. Cedere alla tentazione è chiuderci
in casa godendo della nostra tiepida serenità, e dimenticare che fuori c’è una
vita che scorre e che ha bisogno anche di noi per incontrare la gioia.
E così, rimanendo quaranta
giorni nel deserto del nostro cuore, potremo imparare a stare con le bestie
selvatiche: a camminare tra il bombardamento delle notizie urlate senza pudore;
a stare al fianco di continue proposte di felicità a basso costo; a passeggiare
nella logica di chi pretende che tutto si possa controllare e normare, persino
la vita e la morte. Cammineremo anche noi tra le bestie selvatiche e impareremo
a ritrovare il coraggio, la forza e insieme la discrezione e la delicatezza
della nostra vocazione. La forza e la delicatezza dell'amore, che sa farsi
largo nelle vite altrui senza invaderle, che sa farsi carico del dolore altrui
senza divenirne padrone, che sa avvicinarsi al mistero dell'uomo senza
pretendere di darne spiegazione.
E se sapremo continuare a
cercare, per scoprire il mistero di Chi, per amore, ha scelto la croce, ci
accorgeremo che anche noi siamo spesso “serviti dagli angeli”: quando il nostro
coniuge si prende cura di noi, in silenzio, senza farsi notare da nessuno;
quando un amico bussa inaspettatamente alla porta per il solo piacere di
scambiarsi un saluto; quando guardiamo alle molte storie che accanto a noi
raccontano di speranza vissuta e di amore fatto carne. E ci accorgeremo che non
siamo soli nel rivolgerci al Signore ogni sera per dire: “Fammi conoscere le tue
vie, insegnami i tuoi sentieri.”
Una vaga sensazione di
rinascita ci accompagna in attesa della primavera. E vorremmo che questa
Quaresima raccogliesse l'invito a non iniziare cose nuove senza avere prima
fatto chiarezza, senza avere cercato l'essenziale, senza avere provato a fare
silenzio, per dirigere gli occhi del cuore all’Amore che ispira ogni amore.