In quel tempo Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù.
Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa maestro –, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio.
Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro.
Erano le dieci e trenta, l’ora fissata per il
nostro matrimonio. Erano le sette del mattino quando nacque nostro figlio.
Erano le quattro del pomeriggio quando due uomini, discepoli di Giovanni, si
misero a seguire Gesù. Storie diverse, lontane nel tempo, ma in realtà, una
sola infinita storia di ricerca, di amore, di vita.
L'orario di un avvenimento si ricorda solo se ha
segnato un passaggio, un cambiamento, una novità assoluta di cui non si è più
potuto fare a meno: senza quelle dieci e trenta oggi non saremmo sposi; senza
quelle sette del mattino oggi non saremmo genitori; senza quelle quattro del
pomeriggio oggi non saremmo cristiani. E in ognuno di questi eventi c'è la
storia di un cammino, di una domanda che un giorno abbiamo trovato il coraggio
di porre, di una risposta che ci ha raccontato chi siamo e ci ha chiamato alla
parte più vera di noi stessi.
E oggi vogliamo ripensare ai nostri cammini
cominciando col ricordare chi ci è stato accanto, chi ci ha mostrato la strada
come un tempo fece Giovanni, il quale, alla vista di Gesù, non ebbe esitazioni,
e lo indicò come la persona da seguire. Giovanni che non si pose come
intermediario, ma si fece da parte, restando ad indicare la direzione in cui
andare. E ci sentiamo richiamati, uomini adulti, sposi, genitori, educatori, ad
imitare questo atteggiamento, questa capacità di "passare la mano"
senza rimanere attaccati ai nostri piccoli successi, alle nostre realizzazioni
personali, alle nostre fragili sicurezze educative. Ci sentiamo richiamati al
saper indirizzare verso Dio, sempre e comunque, e non verso le nostre filosofie
di vita, anche quando questo significhi perdere influenza, magari proprio nei
confronti di un figlio.
E ricordiamo anche il punto di svolta di quel
cammino, il giorno e l'ora in cui ci siamo sentiti dire: "Chi
cercate?", come i due discepoli che erano evidentemente alla ricerca di
qualcuno, ma, di più, di un significato nuovo alla loro vita. E noi, non
cercavamo forse una strada nuova per conoscere l'amore, per viverlo, per
trasmetterlo dopo averlo ricevuto? E come noi, quante persone oggi
silenziosamente cercano ogni giorno strade nuove per amare, per essere amati,
per trovare un significato alla propria vita, che sia significato di verità...
E come allora, e da allora, ogni giorno, in mille
modi diversi Gesù si rivolge a noi e dice: “Chi cercate?” E nella risposta che
sapremo dare c'è il futuro della nostra realizzazione, della nostra Verità.
E ancora c'è quella domanda, che almeno una volta
abbiamo saputo rivolgere al Maestro: “dove abiti”, chi sei? Come le prime
parole che ci si scambia quando nasce un’amicizia. Poi negli anni, questa
domanda abbiamo smesso di farla, convinti di sapere ormai benissimo dove
abitasse Gesù, e magari pensando che fosse più prudente tenersi un po’ in
disparte ed andarlo a trovare solo quando serviva.
Dove abiti? Entrando in una casa, capiamo subito
se ci vive qualcuno o no, se chi la abita è persona riservata o eccentrica, o
accogliente o inospitale: lo capiamo dall'arredamento, dai soprammobili, dai
quadri. Respirando i profumi di una casa, cogliamo i desideri e le priorità di
chi la abita. E la nostra casa, il nostro vivere, dicono a chi incontriamo che
Dio ci abita? E noi, sappiamo riconoscere in ogni uomo l'abitazione segreta del
nostro Signore?
Questa domanda, oggi come allora, non accetta
risposte di circostanza. Se la sapremo ancora rivolgere a Gesù, avrà come
sempre un esito immediato: egli ci chiederà di condividere con Lui la nostra
vita. "Venite e vedrete", ci dirà ancora; la vostra strada, il vostro
cammino hanno senso solo se saprete seguirmi, per vedere davvero dove abito,
nella storia e nel cuore di ogni uomo.
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