13/01/12

15 gennaio 2012 - II domenica tempo ordinario - anno "B"

Dal Vangelo secondo Giovanni (1, 35-42)

In quel tempo Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù.
Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa maestro –, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio.
Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro.




Erano le dieci e trenta, l’ora fissata per il nostro matrimonio. Erano le sette del mattino quando nacque nostro figlio. Erano le quattro del pomeriggio quando due uomini, discepoli di Giovanni, si misero a seguire Gesù. Storie diverse, lontane nel tempo, ma in realtà, una sola infinita storia di ricerca, di amore, di vita.
L'orario di un avvenimento si ricorda solo se ha segnato un passaggio, un cambiamento, una novità assoluta di cui non si è più potuto fare a meno: senza quelle dieci e trenta oggi non saremmo sposi; senza quelle sette del mattino oggi non saremmo genitori; senza quelle quattro del pomeriggio oggi non saremmo cristiani. E in ognuno di questi eventi c'è la storia di un cammino, di una domanda che un giorno abbiamo trovato il coraggio di porre, di una risposta che ci ha raccontato chi siamo e ci ha chiamato alla parte più vera di noi stessi.
E oggi vogliamo ripensare ai nostri cammini cominciando col ricordare chi ci è stato accanto, chi ci ha mostrato la strada come un tempo fece Giovanni, il quale, alla vista di Gesù, non ebbe esitazioni, e lo indicò come la persona da seguire. Giovanni che non si pose come intermediario, ma si fece da parte, restando ad indicare la direzione in cui andare. E ci sentiamo richiamati, uomini adulti, sposi, genitori, educatori, ad imitare questo atteggiamento, questa capacità di "passare la mano" senza rimanere attaccati ai nostri piccoli successi, alle nostre realizzazioni personali, alle nostre fragili sicurezze educative. Ci sentiamo richiamati al saper indirizzare verso Dio, sempre e comunque, e non verso le nostre filosofie di vita, anche quando questo significhi perdere influenza, magari proprio nei confronti di un figlio.
E ricordiamo anche il punto di svolta di quel cammino, il giorno e l'ora in cui ci siamo sentiti dire: "Chi cercate?", come i due discepoli che erano evidentemente alla ricerca di qualcuno, ma, di più, di un significato nuovo alla loro vita. E noi, non cercavamo forse una strada nuova per conoscere l'amore, per viverlo, per trasmetterlo dopo averlo ricevuto? E come noi, quante persone oggi silenziosamente cercano ogni giorno strade nuove per amare, per essere amati, per trovare un significato alla propria vita, che sia significato di verità...
E come allora, e da allora, ogni giorno, in mille modi diversi Gesù si rivolge a noi e dice: “Chi cercate?” E nella risposta che sapremo dare c'è il futuro della nostra realizzazione, della nostra Verità.
E ancora c'è quella domanda, che almeno una volta abbiamo saputo rivolgere al Maestro: “dove abiti”, chi sei? Come le prime parole che ci si scambia quando nasce un’amicizia. Poi negli anni, questa domanda abbiamo smesso di farla, convinti di sapere ormai benissimo dove abitasse Gesù, e magari pensando che fosse più prudente tenersi un po’ in disparte ed andarlo a trovare solo quando serviva.
Dove abiti? Entrando in una casa, capiamo subito se ci vive qualcuno o no, se chi la abita è persona riservata o eccentrica, o accogliente o inospitale: lo capiamo dall'arredamento, dai soprammobili, dai quadri. Respirando i profumi di una casa, cogliamo i desideri e le priorità di chi la abita. E la nostra casa, il nostro vivere, dicono a chi incontriamo che Dio ci abita? E noi, sappiamo riconoscere in ogni uomo l'abitazione segreta del nostro Signore?
Questa domanda, oggi come allora, non accetta risposte di circostanza. Se la sapremo ancora rivolgere a Gesù, avrà come sempre un esito immediato: egli ci chiederà di condividere con Lui la nostra vita. "Venite e vedrete", ci dirà ancora; la vostra strada, il vostro cammino hanno senso solo se saprete seguirmi, per vedere davvero dove abito, nella storia e nel cuore di ogni uomo. 

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