21/10/11

23 ottobre 2011 - XXX domenica tempo ordinario - anno "A"

Dal Vangelo secondo Matteo (22, 34-40)

In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?».
Gli rispose: «“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».




“Amerai”, questa è la parola che incide i nostri cuori in questa domenica.
Amare è un verbo fin troppo utilizzato nei nostri giorni, talvolta persino abusato. È un verbo che pronunciamo così spesso da convincerci di conoscerlo bene, di possederne ogni segreto. E il più delle volte diamo ad esso un significato astratto, come se fosse un moto spontaneo dell'animo in risposta ad una emozione.
Ma “amare”, è invece il verbo forse più grande nella nostra lingua. Parola che esprime volontà, desiderio, slancio, gioia che deriva dalla gioia altrui. Amare è sì una risposta, ma non già ad un'emozione: risposta all'Amore. Solo quando l'Amore ci ha toccato, è entrato dentro di noi e ha trasformato il nostro cuore con la sua bellezza, solo allora potremo rispondere al suo appello di somigliargli, e cominceremo ad amare.
Come quando uno sguardo diverso dai mille che avevamo incrociato, ci ha regalato la gioia di esistere per qualcuno, e noi, a nostra volta, abbiamo risposto con un sì che prometteva eternità. E come quando alla posta del nostro cuore si è presentato l'Amore che è origine di ogni amore, ha chiesto spazio, ha promesso vita piena, gioia vera, e noi, in risposta, abbiamo compreso che un sì che forse poteva sembrare irrazionale, certo non era irragionevole, ma avrebbe dato un senso nuovo ad ogni nostro giorno, una direzione di felicità ad ogni nostro gesto.
Amare, allora, è una Parola da “fare”, da costruire, da vivere nella banalità e nella concretezza spicciola dei nostri giorni. E questo, a volte, ci mette in difficoltà.
Sarebbe più facile, a volte, rispettare un elenco, pur interminabile, di norme, che vivere “secondo verità”. Sarebbe più facile obbedire per dovere, che scegliere l'obbedienza all'Amore. Perché l'Amore chiama, e con la più grande umiltà, attende la nostra risposta. La Legge impone, dirige, ma non libera. L'Amore invece chiede alla nostra libertà, la fiducia totale dell'amante. Non si tratta di negare o sfuggire alla legge, si tratta di amarla, perché da essa passa la nostra vita e al nostra felicità.
Capiamo allora questo accostamento tra Dio e il prossimo. Un accostamento che forse prima ci sfuggiva: Dio, lontano oggetto di rituali preghiere, ed il prossimo, così concreto, così vicino, così fastidioso a volte. Ma ora vediamo che una volta conosciuto l'Amore, una volta lasciatolo entrare nel nostro cuore, una volta ascoltata la sua voce e la sua Parola, allora nulla è più impossibile. E come un giorno ci siamo accorti che il nostro amore di coppia, regalato al progetto di Dio, ci chiamava ad aprirci, ad accogliere, a generare per amore, così ora capiamo che l'amore di Dio e per Dio, “il grande comandamento”, genera da se stesso “il secondo, simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. E l'amore per il prossimo non è più un dovere, un gesto di carità, un peso, una norma di comportamento. Amare il prossimo è il frutto, la fecondità dell'amore per Dio. E potremo davvero pensare all'altro, ad ogni altro, come ad un fratello, figlio dello stesso Padre, ad un figlio, generato dall'amore di Dio. Non faremo meno fatica, forse, ma è la stessa fatica che sentiamo nel guardare ad un figlio ribelle o adolescente, la stessa fatica che viviamo nell'accettare la distanza in un'amicizia, la stessa, splendida, fatica di ogni amore.
Oggi allora, davvero, siamo posti faccia a faccia con la parola più importante della nostra vita. E capiamo che a questo amore possiamo dare significati assolutamente opposti: compimento della Sua legge, o finzione, surrogato, tradimento. E comprendiamo anche che su questo terreno, giochiamo tutta la nostra vita, perché solo qui, nella ricerca della verità dell'amare, possiamo scoprire la felicità, la gioia piena che non tramonta mai.

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