14/10/11

16 ottobre 2011 - XXIX domenica tempo ordinario - anno "A"

Dal Vangelo secondo Matteo (22, 15-21)

In quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi.
Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?».
Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare».
Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».






Cesare e Dio. Le leggi dell'uomo, e le leggi di coscienza. Certo talvolta queste due realtà cozzano tra di loro, e possono divenire persino incompatibili, inconciliabili. Eppure ciò a cui Gesù si riferiva, allora come oggi, non era un conflitto tra Stato e Chiesa, tra legge civile e rispetto di formalità religiose.
L'attenzione del Figlio per il Padre è chiara ed evidente, in ogni parola, in ogni azione, in ogni consueto e banale gesto; al punto che Gesù nemmeno possiede la moneta a cui farisei ed erodiani fanno riferimento, e chiede loro di mostrargliela, stabilendo subito un ordine di priorità tra ciò che è di Dio e ciò che è di Cesare.
Ma oggi è un'altra la frase su cui vorremmo porre la nostra attenzione: “Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?” Una domanda, come spesso accade, che appare quasi banale, insignificante, funzionale al discorso, ma che invece giunge diritta al cuore delle nostre vite. Se sulla moneta l'immagine e l'iscrizione sono di Cesare, cosa o chi porterà su di sé l'immagine di Dio? Ed ecco che torniamo a scoprirci moneta del nostro Signore, strumento perché a Lui sia reso quanto è suo. Ma non come oggetti inanimati, scossi e portati dal corso della storia, bensì come costruttori, collaboratori di quella storia di felicità che Lui ha sognato per l'uomo. Immagine di Lui da sempre, per vocazione e destino, e chiamati, passo dopo passo, giorno dopo giorno, a costruire ed edificare la nostra somiglianza, e la somiglianza del mondo con la pienezza dell'amore. Rendere a Dio la sua moneta, ciò su cui Lui ha disegnato la sua immagine, cioè noi stessi. Rendere a Dio la nostra vita, riscoprire che siamo di Dio, che apparteniamo a Lui. Non si tratta di obbedire o trasgredire la legge, ma di completarla, di superarla, di riempirla del suo significato più vero, rendendola degna dell'uomo. Si tratta di fare in modo che quell'immagine sia fedele a Colui che vi è rappresentato, e che il valore della moneta che siamo non si svaluti nel tempo, ma possa essere restituita per intero al suo Autore.
I nostri gesti allora, saranno sempre un rendere, un restituire. Ridare a Cesare ciò che è suo, senza falsi sconti, senza pensare che la coscienza del cristiano non abbia a che vedere con lo stato. Ridare a Cesare ciò che è suo, per amore della giustizia, per rispetto della vita, per onorare l'uomo che è immagine di Dio. E ridare a Dio ciò che è di Dio, cioè le nostre azioni quotidiane, le nostre scelte, le nostre prese di posizione, la nostra vita. Ridare a Dio ciò che è suo, sapendo che sua è la nostra storia, gli incontri, le occasioni, le relazioni, i legami. Sua è la voce che ci ha chiamato alla vita attraverso l'amore degli uomini, suo il sogno più nascosto di felicità, quello che guida i nostri slanci, le decisioni forse più incomprensibili, e insieme spinge la nostra quotidianità a superare la fatica, la stanchezza, la routine. É per Lui che i nostri pensieri, le nostre mani, il nostro amore, sono capaci di creare, di rendere il mondo più ricco, più bello, più vero.
Forse un giorno ci capiterà di dover scegliere tra Dio e la legge, e forse quel giorno non sarà nemmeno troppo lontano. Ma quel giorno, aver dato tutto di noi a Dio, aver reso a Lui il dono ricevuto dell'esistere, ci porrà al sicuro da subdoli fraintendimenti. E se sapremo chi è il riferimento della nostra vita, sapremo anche in che direzione andare.

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