tag:blogger.com,1999:blog-53490474389241797072023-11-15T17:29:06.381+01:00Riflessioni “familiari” sui Vangelia cura di Marco e Margherita InvernizziRiflessioni Familiari sui Vangelihttp://www.blogger.com/profile/18415013435698486501noreply@blogger.comBlogger40125tag:blogger.com,1999:blog-5349047438924179707.post-37036183769571261232012-05-25T16:49:00.002+02:002012-05-25T16:49:25.038+02:0027 maggio 2012 - Solennità della PENTECOSTE - anno "B"<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000;"><b>+ </b></span><span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000;">Dal Vangelo secondo Giovanni <span class="Apple-style-span" style="font-size: x-small;">(15, 26-27; 16, 12-15)</span><br /><br />In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:<br />«Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio.<br />Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».</span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">
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</span></span><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Oggi è Pentecoste, oggi è il
giorno in cui “l’amore di Dio è stato effuso nei nostri cuori per mezzo dello
Spirito, che ha stabilito in noi la sua dimora.” Per questo oggi possiamo
gridare con i dodici di Gerusalemme, e con tutti coloro che, insieme a noi,
hanno conosciuto l’amore di Cristo: “io gioirò nel Signore”.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Oggi è giorno di gioia perché
capiamo che a ciascuno di noi, ad ognuna delle nostre piccole storie, è stato
concesso di vivere non solo in compagnia di Dio, ma abitati da Lui. Questo è il
grande dono che l’Uomo, il Compagno di viaggio, Gesù, ci ha fatto dopo il suo
ritorno al Padre: essere abitati dalla stessa relazione d'amore che intercorre
tra il Padre e Lui. Possiamo vivere e nutrirci della stesso Amore che fa di tre
una persona sola, e questa presenza, lo Spirito, ci rende una<span style="background: white;"> sola famiglia. E fa di ciascuno di noi, testimoni
della sua inesauribile fedeltà, una sola comunità.</span><br />
E non sono parole vuote, lontane dalle nostre esistenze, se pensiamo a quel
giorno in cui noi, un uomo e una donna, ci siamo innamorati. Quando accade, è
quasi un uragano. Come un vento che irrompe in una stanza chiusa, come un solo
fuoco che brucia, e poi si divide, irradiando dai volti. Quando un uomo e una
donna si scoprono innamorati, si accorgono di capirsi, di parlare l'uno il
linguaggio dell'altra. Si giurano amore, fedeltà, e sono felici, in pace col
mondo, testimoni viventi della loro felicità.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Così quando verrà lo Spirito, ci
dice Gesù, “egli darà testimonianza di me”.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">E per noi che crediamo in un Dio
follemente innamorato dell'uomo, è facile capire il racconto che Luca ci fa di
ciò che avvenne in quel lontano giorno. Ci sono dodici uomini per i quali,
finalmente, scocca la scintilla. Dopo essere stati corteggiati per anni, dalla
Galilea fino a Gerusalemme, all'improvviso si scoprono innamorati di Dio, si
trovano a ricambiare, almeno un poco, quell'amore folle. Per quell'amore ora
sono pronti a dare la vita, diverranno strumenti attraverso cui lo Spirito
potrà soffiare su altri e, come per contagio, nella storia, giungere fino a
noi.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Per noi che viviamo il
Matrimonio, il giorno in cui ci siamo innamorati è stato il seme di una nuova
vita. Abbiamo iniziato a costruire un futuro insieme, e fa un certo effetto
pensare a quel giorno come alla nostra personale Pentecoste: come al giorno in
cui il nostro amore piccolo e fragile si è scoperto abitato da un disegno
d’Amore infinitamente più grande. Leggiamo, come in un chiaroscuro, le parole
di Paolo, “il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, magnanimità,
benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé”, e ci accorgiamo dei
momenti in cui lo Spirito ha guidato la nostra famiglia, rispetto alle volte in
cui discordie e invidie hanno minato la nostra felicità. E quelle stesse parole
non ci appaiono più leziose utopie, ma capiamo che ogni volta che siamo
riusciti a gustare la gioia piena del nostro amore, è perché ci siamo arresi a
Lui, e abbiamo potuto raccogliere i frutti della Vita e della Verità che ci
abita. Ci accorgiamo che nei nostri momenti luminosi come in quelli bui, lo
Spirito ha sempre abitato la nostra casa, e che abbandonarsi a Lui non può che
spingerci a fare come gli apostoli di un tempo, e raccontare a tutti “le grandi
opere di Dio”.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Così ogni volta che lasceremo da
parte noi stessi per “lasciarci guidare dallo Spirito, non saremo più sotto la
Legge”, perché l’unica legge a cui saremo <span style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-color: white; background-image: initial; background-origin: initial;">vincolati</span>,
sarà la legge dell’amore. E ci scopriremo capaci di coprire le nostre
inevitabili mancanze con l’amore, impareremo le strade per rendere fertile un
cuore inaridito dalla solitudine e dalla sofferenza, sapremo consolare il
pianto della malattia, e le ferite dell’abbandono. Non avremo timore nel
superare la rigidità dei giudizi e delle precomprensioni, non faremo fatica a
scaldare l’indifferenza gelida di un luogo di lavoro o di un fast-food. Saremo
solleciti e discreti nel raddrizzare i discorsi vuoti di chi non crede più
nella esistenza di un amore concreto e possibile. Perché non saremo noi a
farlo, ma Lui. Lui che ci da ogni forza, Lui che abita ogni nostro respiro e
che viene a “lavare ciò che è sórdido, bagnare ciò che è árido, sanare ciò che
sánguina. Piegare ciò che è rigido, scaldare ciò che è gelido, drizzare ciò che
è sviato.”</span></div>
<!--EndFragment-->Riflessioni Familiari sui Vangelihttp://www.blogger.com/profile/18415013435698486501noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5349047438924179707.post-31249614780844577702012-05-18T15:22:00.003+02:002012-05-18T15:22:19.909+02:0020 maggio 2012 - ASCENSIONE del Signore - anno "B" -<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000;"><b>+ </b></span><span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000;">Dal Vangelo secondo Marco <span class="Apple-style-span" style="font-size: x-small;">(16, 15-20)</span><br /><br />In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».<br />Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.<br />Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.</span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">
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</span></span><br />
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">La scorsa domenica Gesù ci
esortava a restare, a fermarci in Lui e con Lui, e oggi invece ci dice: “Andate
in tutto il mondo”. Un errore? Un controsenso? <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">A volte siamo tentati di
crederlo. Siamo più inclini, noi piccoli e semplici uomini di Galilea, a rimanere
immobili a fissare il cielo. Un po’ come i nostri ragazzi quando, pur
rivendicando autonomia e libertà, temono il momento in cui dovranno assumersi
le proprie responsabilità, e restano quasi paralizzati nello scoprire che siamo
disposti a lasciali fare, a lasciare loro il compito di scegliere la strada da
percorrere. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Ma Gesù che sale al cielo,
non ci lascia soli nella prova, quasi a voler inconsciamente dimostrare che non
ce la possiamo fare. Gesù con la sua partenza e con le sue parole, ci manda al mondo
lasciandoci un carico di fiducia totale, la fiducia totale che viene dal suo
Amore: irrevocabile, assoluto, incondizionatamente fedele. E quando ci manda,
non ci manda allo sbaraglio. Dice “andate”, ma dice anche con quale scopo:
“proclamate il Vangelo a ogni creatura”. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">E allora comprendiamo che
restare e andare sono solo due declinazioni della stessa missione, che Lui
stesso ci ha affidato: la missione della gioia e dell’amore. Comprendiamo che
quello che ci chiedeva la scorsa domenica e che oggi ci chiede è sempre e solo
custodire e coltivare le nostre relazioni d’amore, per essere pienamente
felici. Coltivare la nostra coppia, perché non confondiamo la fedeltà ad un
progetto con la fissità noiosa della routine. Coltivare l’amore per i nostri
figli, imparando da Lui a vivere le quotidiane ascensioni, i quotidiani
distacchi che il nostro compito di educatori ci impone. Coltivare l’amore per
loro, ed imparare la gioia di donare la libertà, sapendo che ogni nostro
figlio, ogni nostro frutto, non è un possesso, ma è stato anch’esso pensato da
Lui, per restare e per andare. Coltivare le nostre amicizie, cercarne sempre di
nuove e di sincere, per imparare che l’amore non si può imprigionare in uno
stereotipo, non si piega agli intimismi, ma è libertà, è come un fiume, che non
può non irrigare ciò che incontra. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">E coltivare l’amore e la
gioia, come Lui ci ha insegnato con la sua vita e con la sua morte, non
significa rinchiudersi meschinamente sulle proprie certezze, considerando un
tesoro geloso la nostra amicizia con Dio. Coltivare l’amore e la gioia,
significa lasciarsi permeare da queste, perché diventino annuncio, perché ad
ogni creatura sia proclamata la buona notizia che la felicità esiste ed è
possibile. Perché un cuore pieno di gioia parla senza parole, illumina anche
nel buio, rispetta l’intimità dell’altro, senza ostentazioni, ma insieme si
apre un varco nel cuore di chi incontra. E ugualmente un amore coltivato, è una
amore che per sua stessa natura diventa “politico”, aperto e dedito al mondo. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Ma allora quello che Gesù
ci chiede non è eroica generosità, o supino servizio: è lasciar uscire dai
nostri cuori, dalle nostre normalissime vite, dalle nostre umili giornate,
tutta la gioia e tutto l’amore che Lui ci ha regalato. E questi saranno i segni
che ci accompagneranno: impareremo a coprire con l’amore, il nostro piccolo
amore, le solitudini dell’anima che ci capiterà di incontrare, impareremo a
scacciare con il calore della vicinanza, i demòni dell’isolamento, del
disfattismo, della non-speranza. Parleremo lingue che pensavamo di non
conoscere, perché impareremo a parlare con il cuore più che con le labbra, con
i gesti più che con le parole. Prenderemo in mano i serpenti della maldicenza e
della critica, e impareremo a bere qualche veleno, quando vedremo i nostri
figli apparire “diversi” ed essere derisi, ma senza che questo rechi danno a
noi e a loro, perché né i serpenti né i veleni potranno più uccidere la gioia,
da quando l’Amore ha vinto ogni morte. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">E tutto questo, perché il
bagaglio che Gesù ci ha lasciato tornando al Padre, non è un bagaglio di
schiaccianti responsabilità su cui pesa il giudizio, ma la consapevolezza che
“il Signore agisce insieme con noi”, e che l’unico debito da saldare è quello
dell’Amore. </span><span class="Apple-style-span" style="color: #990000; font-family: Verdana; font-size: x-small;"><o:p></o:p></span></div>
<!--EndFragment-->Riflessioni Familiari sui Vangelihttp://www.blogger.com/profile/18415013435698486501noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5349047438924179707.post-81166091107596188032012-05-11T12:21:00.000+02:002012-05-11T12:21:11.839+02:0013 maggio 2012 - VI domenica di PASQUA - anno "B"<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000;"><b>+ </b></span><span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000;">Dal Vangelo secondo Giovanni <span class="Apple-style-span" style="font-size: x-small;">(15, 9-17)</span><br /><br />In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.<br />Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi.<br />Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».</span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">
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<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Un comando, un ordine. Il
Vangelo di questa domenica ruota tutto intorno ad un imperativo che siamo
tenuti a rispettare, senza condizioni, senza deroghe: amatevi. E ancora:
“Rimanete nel mio amore.” Questa è la strada per la felicità che oggi Gesù ci
mostra, e la strada su cui ogni giorno ci guida. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Rimanere, stare, fermarsi:
parole spesso lontane dalla nostra quotidianità di uomini e donne impegnati nel
lavoro, nella famiglia, nelle diverse attività che occupano freneticamente i
nostri giorni. Eppure questa è la strada che ci viene indicata, e scopriamo,
fermandoci, quale sia la sua ricchezza.<br />
L’amore, ci accorgiamo, è costitutivo, è all'origine della nostra e di ogni
famiglia. Se non ci fossimo innamorati, se non ci fossimo amati, non
esisteremmo come coppia. Siamo impastati d’amore al punto da non poter esistere
senza, al punto da divenire immagine dell’Amore più grande che esista, quasi un
laboratorio per imparare a conoscere l'amore che Gesù stesso ha vissuto. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Ma quando il nostro
rapporto di coppia sente la fatica, quando scopre le difficoltà e le
incomprensioni della relazione, quando sembra non ci sia più nulla da dire, né
ci siano più strade da intraprendere per ricostruire il progetto che insieme
avevamo cominciato, allora fermarsi diventa il contrario di correre a tristi
conclusioni. Fermarsi nel Suo amore, rende possibile attendere, sostare,
perdere tempo per aspettare l'altro, per coltivare la riconciliazione senza
timore di sprecare amore.<br />
Quando i nostri figli esplorano strade lontane dai nostri progetti e ci sembra
impossibile comprenderli e tanto più condividere le loro scelte, allora
fermarsi significa non dichiarare subito il nostro fallimento di educatori.
Restare nel Suo amore, ci incoraggia a sederci a tavola con loro sperperando
sempre e comunque il nostro, il Suo amore, a dispetto delle opinioni
differenti, e lasciando che il nostro, il Suo amore, faccia scoprire loro la
radice unica della felicità vera.<br />
Quando come famiglia e come comunità cerchiamo strategie efficaci per rendere
testimonianza a quel Cristo che è risorto per noi, e ci fa risorgere con Lui,
allora fermarsi significa non precipitarci a testa bassa verso complessi
progetti pastorali, o sfolgoranti slanci di eroico altruismo. Stare nel Suo
amore, significa abbandonarci a Colui che ci ha chiamato amici, e capire che
"non noi abbiamo scelto lui, ma lui ha scelto noi", e che solo
nutriti di Lui, potremo dare quei frutti che sono destinati a rimanere. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">E allora ritroveremo,
riscopriremo la gioia, quella gioia che vediamo nelle fotografie del giorno
delle nozze, o in quelle dei bambini, che in ogni casa ci guardano da pareti e
ripiani. La gioia che è la parte di noi che ci piace ricordare, mostrare. La
gioia che è conseguenza dell'amore: se amare è un imperativo, essere felici è
il suo effetto, per la nostra famiglia, e per ogni cristiano. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Nulla di segreto, nulla di
nascosto. Tutto ciò che il Padre ha rivelato, ora anche noi lo sappiamo. Ed è
tutto qui: il segreto della vita, la chiave della felicità, è rimanere
nell'amore di Gesù, come lui rimane in quello del Padre.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">E rimanere e andare
diventano solo due facce della medesima medaglia. Operare e vivere nella
Speranza certa della Sua gioia, e restare, attendere nel silenzio del cuore che
lascia spazio alla risposta piena e abbondante di Dio.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Solo così, solo traboccanti
del suo amore, solo capaci di appartarci con Lui, potremo amarci gli uni gli
altri come lui ha amato, e donare a chi vive con noi, o a chi occasionalmente
incontriamo, il nostro amore pieno e totale. Solo quando ogni nostra relazione
sarà relazione d'amore, e sapremo rimanere nei nostri amori, nei nostri giorni,
nelle nostre quotidiane occupazioni, senza fretta e senza corsa, la sua gioia
sarà in noi, e, ciò che più vale, sarà gioia piena.</span><span class="Apple-style-span" style="color: #990000; font-family: Verdana; font-size: x-small;"><o:p></o:p></span></div>
<!--EndFragment-->Riflessioni Familiari sui Vangelihttp://www.blogger.com/profile/18415013435698486501noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5349047438924179707.post-77933885869030429352012-05-06T18:50:00.002+02:002012-05-06T18:51:37.849+02:006 maggio 2012 - V domenica di PASQUA - anno "B"<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000;"><b>+ </b></span><span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000;">Dal Vangelo secondo Giovanni <span class="Apple-style-span" style="font-size: x-small;">(15, 1-8)</span><br /><br />In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.<br />Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.<br />Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».</span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span></span><br />
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Una vite ed i suoi tralci:
un'unica pianta che corre lungo i filari della vita, raggiungendo distanze e
luoghi solo apparentemente lontani dalla propria radice. Questa è l'immagine
che oggi Gesù ci regala della nostra esistenza, della vita della nostra famiglia,
del nostro essere cristiani. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">E con un'immagine così
apparentemente lontana dalla nostra routinaria quotidianità, ci racconta in
realtà quello che ogni giorno viviamo. Lo sappiamo, lo sperimentiamo, sono i
tralci a sentire l'energia della primavera, sui tralci sbocciano i germogli,
sono i tralci a portare il peso e la gioia dei grappoli maturi. Siamo noi,
piccoli tralci, a provare emozioni, a commuoverci e provare nostalgia. Siamo
noi ad innamorarci, a ridere e a piangere per la felicità dei nostri figli. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Ma oggi Gesù ci dice, dice
alle nostre case, al nostro matrimonio, alla nostra famiglia, che non esiste
fecondità senza di Lui. E capiamo che la linfa che ci ha permesso di trarre
ogni giorno il meglio uno dall'altro, che ci ha permesso di crescere insieme e
di accoglierci come avevamo promesso nel giorno del nostro matrimonio, è sempre
e solo Lui. Inaspettatamente quelle parole, “con la grazia di Cristo prometto
di esserti fedele sempre”, assumono un significato diverso, sorprendente e
liberante insieme. La nostra promessa, quasi incredibile, assume i connotati di
una certezza, proprio perché Lui l’ha nutrita giorno dopo giorno. E così'
possiamo pensare anche dei nostri figli: la nostra preoccupazione per trovare
le migliori strategie educative, le scuole migliori, le attività sportive più
strutturanti, si libera di ogni peso pensando che i frutti dei nostri rami, in
realtà, sono frutti Suoi. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">A volte è forte la
tentazione di credere che quella linfa, che scorre lentamente ma senza mai
fermarsi, non nasca in realtà così lontano. Immaginiamo che la forza dell'amore
che dà vita alle nostre giornate, abbia origine solo dentro noi stessi. Ci
convinciamo di aver costruito il nostro amore partendo dal nulla, e di averlo
fatto sopravvivere alle difficoltà contando sulle nostre forze. Non è strano
gioire nell'intimo quando vediamo i frutti dell'amore che ci abita, quando
riusciamo a rendere migliore, anche solo un poco, la vita di qualcuno. Il
rischio di credere che la vite a cui siamo connessi non abbia un grande ruolo,
e di convincerci che potremmo fare da soli, con le nostre doti e capacità, c’è,
ed è forte. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Ma per fortuna Gesù ci
fornisce l'antidoto. Ci chiede di rimanere nel suo amore, ci promette la gioia
di continuare a dare frutto, ci promette che i suoi frutti saremo noi a
portarli. A questo allora siamo chiamati, a lasciar scorrere, nella nostra
coppia, nel rapporto con i nostri figli, nelle nostre comunità, la stessa linfa
di cui siamo nutriti: il suo Amore.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Lui è la radice della gioia
e noi i tralci a cui è chiesto di portare la sua gioia. Così cogliendo da Lui
il nostro nutrimento, potremo portare sereni i nostri grappoli. Potremo offrire
ai nostri figli il grappolo del matrimonio, il grappolo di una vocazione
vissuta. Potremo portare ai nostri amici il grappolo dell'accoglienza,
dell'ascolto, il grappolo della serenità nelle difficoltà. E ogni volta che
penseremo che forse sarebbe meglio fare da soli, ogni volta che saremo tentati
di chiuderci nella gioia della nostra casa, appagante e rassicurante, ci
accorgeremo che stiamo pensando, in realtà, di rinunciare all'unica vera
origine della nostra gioia. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">E tutto questo non è un
delegare la vita, un lasciarsi vivere passivamente, ma sapere di essere parte
integrante di una vite più grande di noi, che anche dalla ricchezza dei nostri
grappoli trae la sua bellezza. E anche quando arriverà l'inverno e dal nostro
tralcio cadranno le foglie, sapremo che la ragione della nostra vita è rimanere
uniti a quella vite, che continuerà a nutrirci con la linfa dell'amore,
nell'attesa di una nuova primavera. </span><span class="Apple-style-span" style="color: #990000; font-family: Verdana; font-size: x-small;"><o:p></o:p></span></div>Riflessioni Familiari sui Vangelihttp://www.blogger.com/profile/18415013435698486501noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5349047438924179707.post-13470635207295109972012-04-27T15:30:00.003+02:002012-04-27T15:30:36.297+02:0029 aprile 2012 - IV domenica di PASQUA - anno "B" -<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000;"><b>+ </b></span><span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000;">Dal Vangelo secondo Giovanni <span class="Apple-style-span" style="font-size: x-small;">(10, 11-18)</span><br /><br />In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.<br />Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore.<br />Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».</span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">
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</span></span><br />
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Un pastore ed il suo gregge
di pecore, figure un po' desuete per i nostri giorni. Eppure ci capita ancora
di poter osservare alla periferia delle nostre città alcuni di questi uomini,
disposti a dormire in alloggi di fortuna, mangiare pasti frugali, affrontare il
sole e la pioggia, e persino lo scherno della gente comune, pur di non
abbandonare il proprio gregge, e guidarlo nei pascoli migliori.<br />
E questa immagine di pastore, oggi Gesù ce la propone per raccontarci la sua
amicizia fedele con noi. E un po' ci sentiamo turbati nel pensare che il nostro
Dio non tema di paragonarsi a uomini tanto umili, lasciati ai margini, isolati
dalla "migliore società". Ci stupisce che usi proprio questa
similitudine, oggi ancora più forte proprio perché desueta, per descriverci la
sua dedizione costante, il suo disprezzo per ogni pericolo, la sua vicinanza
ostinata, tanto che nemmeno l'arrivo di un lupo lo potrà allontanare da noi. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Se ci fermiamo a pensare al
mondo in cui viviamo, ci vengono alla mente più facilmente diverse categorie di
mercenari che vogliono far sentire forte la propria voce, e cercano di
guidarci, per interesse, su pascoli lontani. A volte, in tutto questo
frastuono, ci capita persino di pensare che il pastore buono, Gesù, si sia
dimenticato di noi, o abbia smesso di dirci qualcosa. E il rischio ancora più
grande è di condividere questa convinzione con chi ci circonda, e insieme, come
un gregge, seguire la voce sbagliata.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Ma Gesù è davvero il
pastore buono, e la sua voce non smette di farsi sentire. È una voce che
accompagna, che protegge. La voce di chi dà la propria vita senza chiedere
nulla in cambio. È la voce di chi guida per educare, per trarre da ciascuno il
meglio di sé. Ed educare in fondo è proprio questo: conoscere, farsi conoscere,
porsi accanto, proteggere fino a dare la vita. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">E noi che nella nostra vita
ci troviamo per tratti più o meno lunghi ad essere a nostra volta educatori, ci
accorgiamo che verrà un giorno in cui smetteremo di essere i pastori dei nostri
figli, ma ci scopriremo, insieme, pecore dello stesso gregge. E sappiamo che
anche per questo abbiamo bisogno di essere guidati, di avere qualcuno che ci
tiene per mano, che ci nutre, che ci fa sentire sicuri. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Così oggi, pensando alla
nostra vita, alla nostra famiglia, alle nostre relazioni vogliamo concentrare
la nostra attenzione anche su quel gregge che conosce il Pastore e la sua voce,
e la distingue tra mille, e la segue. E pensiamo che alle pecore non è chiesto
di scegliersi il pascolo, ma di andare dove il pastore le conduce. Così come a
noi non è chiesto su quale terra, e per quali vie conoscere e far conoscere
l’amore, ma di lasciarci accompagnare, fiduciosi della Sua voce, amando ogni
filo d’erba che ci è dato di brucare, ogni uomo o donna che nei prati del
lavoro, della casa, dei più diversi luoghi quotidiani, ci è dato di incontrare.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">E ancora alle pecore non è
chiesto di osservare la grandezza del gregge, né il colore della pecora che
bruca accanto, né se il gregge si è arricchito di pecore di altri recinti, che
prima non seguivano il pastore. Ma è chiesto, alle pecore, di convivere e
dividere il recinto, e a noi, crediamo, di sentirci parte di una sola famiglia,
quella che riconosce un solo Padre.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Questo ci pare l’invito di
oggi: fidarci della Voce, senza farci condizionare dalle voci; affidarci al
Pastore, lasciandoci educare da Lui all'amore, senza domandarci se l'amore che
spendiamo sia speso bene o rischi di cadere nel vuoto; lasciarci condurre, per
imparare ad amare i luoghi che abitiamo con la consapevolezza che un Dio-pastore
è al nostro fianco, e "il suo amore è per sempre". </span><span class="Apple-style-span" style="color: #990000; font-family: Verdana; font-size: x-small;"><o:p></o:p></span></div>
<!--EndFragment-->Riflessioni Familiari sui Vangelihttp://www.blogger.com/profile/18415013435698486501noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5349047438924179707.post-81202578954052449552012-04-20T18:35:00.006+02:002012-04-20T18:35:56.513+02:0022 aprile 2102 - III domenica di PASQUA - anno "B"<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000;"><b>+ </b></span><span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000;">Dal Vangelo secondo Luca <span class="Apple-style-span" style="font-size: x-small;">(24, 35-48)</span><br /><br />In quel tempo, [i due discepoli che erano ritornati da Èmmaus] narravano [agli Undici e a quelli che erano con loro] ciò che era accaduto lungo la via e come avevano riconosciuto [Gesù] nello spezzare il pane.<br />Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.<br />Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni».</span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">
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</span></span><br />
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Gesù è risorto, e appare ai
suoi nel cenacolo. Ancora una volta in mezzo a noi. Ancora una volta a
sorridere della nostra eterna incredulità e paura. E noi, ancora una volta,
ostinati nell'interrogare la fede altrui cercando risposte che solo aprendo il nostro
cuore alla fiducia in Lui possiamo trovare. Così oggi ci fermiamo al cospetto
di un Dio che, sconfitta la morte, torna dai suoi amici e mangia con loro pesce
arrostito. Un Dio che non ostenta il suo trionfo, che non giudica chi l'ha
tradito o chi non ha ancora il coraggio di credere, ma che si siede a tavola. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">E ci vediamo come in uno
specchio, "sconvolti e pieni di paura" mentre, incontrando Gesù,
"crediamo di vedere un fantasma", uno spirito, una “lontananza”
anziché una presenza. Crediamo di avere a che fare con Qualcuno ormai destinato
ad abitare il cielo, e quindi distante dal poter capire ciò che noi stiamo
concretamente vivendo, distante dal poter accogliere i nostri problemi, le
nostre fatiche, le nostre misere vicende quotidiane. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Ma Gesù non si ferma, non
ci abbandona. Non si scoraggia pensando che non ci è bastata l'incarnazione,
non ci è bastato il suo lavarci i piedi, non ci è bastato il suo abitare le
sofferenze più umilianti, non ci è bastato vedere un sepolcro vuoto, per capire
che la fede, il cammino d'amore che ci è chiesto, è un cammino terribilmente
umano e concreto. No, non si ferma, non ci abbandona e capisce. E così torna in
mezzo a noi, riportandoci a quella vita che è "dai tetti in giù", e
ci chiede da mangiare. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">La tavola, lo sappiamo
bene, è il posto dove ci si ritrova tutti, dove si condividono il cibo e la
giornata trascorsa, dove ci si scambiano opinioni e progetti. A tavola ci si
lascia andare, talvolta si scaricano sugli altri le tensioni della giornata, si
dà il meglio ed il peggio di sé. E la tavola è anche il posto del “passarsi
l'acqua”, del servirsi a vicenda. E tutto questo Gesù lo vuole condividere con
noi: è uno di noi, ha scelto la vita e vinto la morte per questo. E così, come
a tavola aveva iniziato i suoi miracoli a Cana, così ora sceglie di affidare ad
una tavola il compito della testimonianza. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">E noi ci guardiamo l'un
l'altro increduli, impauriti come i primi apostoli, stupiti che un luogo così
quotidiano, così intimo, sia il luogo d'elezione per l'annuncio del Vangelo.
Eppure questo è il nostro Dio: un Dio con cui possiamo permetterci di
condividere "una porzione di pesce arrostito", un Dio con cui
possiamo permetterci di sedere a tavola, per gustarne la presenza in “carne e
ossa”. E quel gomitolo di relazioni, di sentimenti, di quotidiana umanità che
vive nelle nostre giornate, è davvero ciò di cui l'annuncio del Vangelo non può
fare a meno, è davvero il terreno su cui il seme che è morto può dare molto
frutto. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Allora, dopo la gioia della
Pasqua, oggi cominciamo la strada verso la concretezza semplice ed usuale della
Risurrezione. Cominciamo a cercare la Risurrezione in una sera di famiglia in
cui spegniamo le luci dei riflettori, dei “dover essere” e dei “sembrare”, per
parlare dei semplici avvenimenti della giornata ed insegnarci reciprocamente ad
amarli. Scopriamo la Risurrezione di una luce accesa, perché un amico possa
sedersi nel nostro salotto, e condividere i suoi problemi o le sue gioie.
Scopriamo la Risurrezione di una telefonata inattesa, per raccontare la
sincerità di una relazione coltivata anche nei tempi e negli spazi lontani.
Scopriamo la Risurrezione di un banale “pesce arrostito” pur di stare a tavola
con chi non conosce il calore rassicurante di una famiglia. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">E attraverso tutto questo,
Gesù, silenziosamente al nostro fianco, in carne e ossa, fa “risplendere su di
noi la luce del suo volto”, e ci insegna ad essere, giorno dopo giorno, piccoli
testimoni di quella gioia che, se compresa, fa scoppiare il cuore, e lo
trasforma da cuore di pietra in cuore di carne. </span><span class="Apple-style-span" style="color: #990000; font-family: Verdana; font-size: x-small;"><o:p></o:p></span></div>
<!--EndFragment-->Riflessioni Familiari sui Vangelihttp://www.blogger.com/profile/18415013435698486501noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5349047438924179707.post-8139095662031465522012-04-13T17:32:00.000+02:002012-04-13T17:32:38.328+02:0015 aprile 2012 - II domenica di Pasqua - anno "B"<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000;"><b>+ </b></span><span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000;">Dal Vangelo secondo Giovanni <span class="Apple-style-span" style="font-size: x-small;">(20, 19-31)</span><br /><br />La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.<br />Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».<br />Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».<br />Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».<br />Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome. </span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">
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</span></span><br />
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">E' tornato. Ha vinto le
porte chiuse, ha vinto le nostre paure, ha vinto persino la nostra incertezza
ed incredulità. E' tornato per donarci il perdono e la pace. Questa è la buona
notizia di oggi: siamo amati di un amore forte, impossibile da sconfiggere,
capace oltre ogni resistenza. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Gesù entra nelle nostre
stanze chiuse, e come a voler togliere l'aria stantia, soffia su di noi lo
Spirito che cancella il peccato. Cancella quel peccato che non è una cosa
visibile, come una ruga sul viso, o come le ferite di Gesù. E non è neanche
"aver fatto qualcosa di male" o una macchia indelebile sull'anima.
Cancella il peccato di mancare all'appuntamento con l'Amore, di essersi
allontanati come aveva fatto quella domenica Tommaso. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">E così insieme ai dodici
scopriamo che non abbiamo più un Dio da temere, ma un Dio che desidera stare in
mezzo a noi, al centro delle stanze della nostra vita, e che a noi, amici suoi,
è concesso di ricambiare il suo amore con il nostro. Questa è la pace. Non
l'assenza di dolore, non l'assenza di timore, non l'assenza del desiderio di
fuggire davanti a tristezze o gioie più grandi di noi, ma l'amore scambiato tra
Dio e la nostra fragile umanità, scambiato con quel Dio che ci viene a cercare,
anche quando lo chiudiamo fuori. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Chi è fuori dalla stanza
non può capire, visto da fuori sembra assurdo, incredibile. E certo anche noi
ci scopriamo a pensare incredibile una simile vicinanza con Lui, ci scopriamo a
voler toccare con mano, prima di credere di non essere più esecutori supini di
una legge, ma uomini chiamati a vestire l'abitudine dell'amore totale. Ci
scopriamo ad essere un po' come Tommaso, quando la paura di un'altra delusione
ci rende schiavi del passato, quando credere ci sembra una mancanza di buon
senso, quando avere fede ci sembra una scommessa troppo grande. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Ma quasi a rispondere alle
nostre richieste di assicurazione, al nostro desiderio di mettere le mani nei
buchi dei chiodi e nella ferita del costato, il Signore ci dona altri uomini
con cui condividere il suo amore, così che amando l'uomo troviamo la radice
dell'Amore, e amando Lui impariamo ad amare l'uomo. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Ecco allora che anche le
nostre piccole occupazioni sdrucciole, quelle in cui non ci accorgiamo nemmeno
di avere l'amore come prima ed ultima radice, diventano la nostra palestra e la
nostra garanzia. Ecco che scoprendo la delicatezza di un marito o di una
moglie, o spiando il sorriso innamorato di un figlio, e contemplando la
generosità di un bambino o la sincerità di una amicizia, sentiamo crescere in
noi quella pace che è gioia piena del cuore, e scopriamo che quella pace può
arrivare solo da Lui e può condurci solo a Lui, attraverso innumerevoli e
sconosciute strade. Così ogni gesto che siamo abituati a catalogare tra i
doveri scontati, ogni occupazione che formalmente classifichiamo tra i gesti
dovuti, non sono che la via vera, sincera e non formale, per camminare ciascuno
e tutti verso la pace del cuore. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Pace a noi, allora, che
scopriamo l'amore, o che fatichiamo a trovarlo, o che ci sforziamo ogni giorni
per tenerlo vivo. Pace a noi, che scopriamo la testimonianza che vive della
vita semplice, e scorgiamo l'amore grande di Dio, proprio nell'amore piccolo, e
faticoso della nostra casa. Pace a noi, che grazie a questa pace che viene dal
Suo perdono, e dalla Sua vicinanza, troviamo la forza per riaprire le nostre
porte, le porte dei nostri bui cenacoli, per farli diventare nuova strada verso
la Luce.</span><span class="Apple-style-span" style="color: #990000; font-family: Verdana; font-size: x-small;"><o:p></o:p></span></div>
<!--EndFragment-->Riflessioni Familiari sui Vangelihttp://www.blogger.com/profile/18415013435698486501noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5349047438924179707.post-918194779785302742012-04-07T23:45:00.000+02:002012-04-07T23:45:11.846+02:008 aprile 2012 - PASQUA DI RISURREZIONE<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000;"><b>+ </b></span><span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000;">Dal Vangelo secondo Giovanni <span class="Apple-style-span" style="font-size: x-small;">(20, 1-9)</span><br /><br />Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro.<br />Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».<br />Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.<br />Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.<br />Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.</span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">
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</span></span><br />
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Oggi è il giorno della
gioia. Cristo è risorto. La morte è vinta. La luce è tornata. La festa d’ora in
poi è festa per sempre, festa per ogni giorno, perché "per sempre è il Suo
amore".<br />
E corriamo anche noi per le strade con il sorriso sui volti e le braccia
alzate, e proseguiamo la strada di chi, nel tempo, ha ripetuto questo annuncio:
Cristo è tornato tra i vivi. E come allora, anche noi abbiamo giorni in cui
l'annuncio è pieno di stupore, misto di paura, come fu l'annuncio di Maria di
Magdala che corse dai dodici dopo aver visto la pietra rotolata via dal
sepolcro. Anche per noi ci sono giorni in cui le parole sono più timide della
certezza della fede, e non sappiamo dire altro che "hanno portato via il
Signore, e non sappiamo dove sia". E abbiamo giorni in cui la certezza di
una presenza accanto ci spinge a correre, a muoverci senza esitazione e timore,
come il discepolo amato. E giorni in cui la fatica, la stanchezza, l'aver
conosciuto il peso dell'amore ci fa camminare lenti, senza troppo slancio.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Ma alla fine del cammino,
giunti sulla soglia del sepolcro, ciascuno di noi, con i suoi tempi ed i suoi
modi, proclama la vittoria dell'amore. Perché anche noi l'abbiamo visto
risorgere l'amore, almeno una volta. L'abbiamo visto risorgere in quella coppia
che ha superato una crisi, in quei genitori che hanno attraversato la perdita
di un figlio imparando ad amare come figli tutti coloro che gli è dato di
amare, in quelle cento, mille persone che decidono quotidianamente di donare
tutta la loro vita al servizio di chi non ha nulla da dare in cambio. E vedendo
l'amore risorgere dalle dichiarazioni di morte che giornali e opinione pubblica
spesso ostentano, abbiamo, giorno dopo giorno, imparato a credere.<br />
E così attraversando il tempo e lo spazio, possiamo gridare oggi come allora in
Palestina, la fine del silenzio di Dio, la fine della sua lontananza, per
dichiararne apertamente la Paternità e l'Amore.<br />
Ma questa Risurrezione non è soltanto l'annuncio di un evento storico,
sconvolgente, ma passato, come non è un evento storico, confinato nel tempo, il
giorno delle nozze, né lo è la data di nascita di un figlio. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">La Risurrezione è l'inizio
di una storia, un evento che cambia la storia, la nostra prima ancora che
quella universale. Oggi la felicità trova un motivo che la alimenta, un
avvenimento di fronte al quale ogni tristezza, ogni paura si dissolvono. E ogni
gioia, anche la più piccola si riempie di un significato grande; anche la
felicità più piccola si specchia nell'eternità, si scopre ad avere origine
nell'amore di un Dio che ci vuole felici e per noi ha osato l'impensabile.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">E questo è l'evento, la
notizia, l'imprescindibile novità del nostro essere seguaci Suoi: se Cristo è
risorto per noi, anche noi "siamo risorti con Cristo". Oggi è
Risurrezione anche da quella quotidianità che ci fa essere indifferenti, da
quella fatica di vivere che ci rende insensibili. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Non c’è più timore allora
nel perdere la memoria di un’ingiustizia subita, vivendo nella carne e nel
cuore la misericordia prima ancora del perdono, perché ogni ingiustizia è già
stata vinta e ogni rancore già superato. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Non c’è più timore
nell’affrontare la fatica di educare un figlio alla condivisione e al dono
gratuito di sé, sapendo che sarà deriso e considerato inadatto al tempo che
abita, perché l’Amore ha già vinto la sua battaglia per noi. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Non c’è più timore nel
perdere forze ed energie per impedire che le piccole gioie delle nostre
giornate vengono soffocate dalla disattenzione, dalla fretta, dalle
preoccupazioni, perché oggi capiamo quanto abbiano piena cittadinanza, quanto
partecipino dell'amore di Dio, quanto siano coinvolte nella sua Risurrezione.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Così oggi vogliamo perderci
nella lode e dedicare un pensiero a tutti quei momenti di piccola gioia
domestica, quei momenti così quotidiani e consueti da sembrare banali, da non
meritare neppure di essere ricordati. Uno sguardo, una carezza, un sorriso. Un
favore, una gentilezza, un complimento inatteso. Il sapore del vivere insieme,
del prenderci cura gli uni degli altri, dell'abitare la stessa casa o lo stesso
mondo. Vogliamo perderci nella lode e portare nei giorni che verranno una
certezza: quanto “è stato fatto dal Signore è una meraviglia ai nostri occhi.” </span><span class="Apple-style-span" style="color: #990000; font-family: Verdana; font-size: x-small;"><o:p></o:p></span></div>
<!--EndFragment-->Riflessioni Familiari sui Vangelihttp://www.blogger.com/profile/18415013435698486501noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5349047438924179707.post-59373441969589762862012-03-26T16:10:00.003+02:002012-03-26T16:10:47.452+02:0025 marzo 2012 - V domenica di Quaresima - anno "B"<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000;"><b>+ </b></span><span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000;">Dal Vangelo secondo Giovanni <span class="Apple-style-span" style="font-size: x-small;">(12, 20-33)</span><br /><br />In quel tempo, tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù».<br />Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome».<br />Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!».<br />La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire.</span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">
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</span></span><br />
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Perdere la propria vita,
spenderla senza speranza di un guadagno, non trattenerla gelosamente come un
tesoro privato: non è l'invito ad una quotidianità insipiente quello che oggi
Gesù ci rivolge, ma la chiara indicazione ad organizzare i nostri giorni seguendo
l'esempio di chi, accettando di essere "innalzato da terra", attirò
tutti a sé. Con questo suggerimento oggi si conclude il nostro itinerario
quaresimale, in cui abbiamo provato a rivisitare la nostra vita e a lasciarci
interrogare da Lui per trovare strade rinnovate su cui dirigere i nostri passi.
<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">E la similitudine che oggi
Gesù ci indica è semplice e chiara: siamo, possiamo essere, come un chicco di
grano, destinato a cadere in terra e a lasciarsi morire, per divenire ciò che è
veramente, cioè spiga, grano, nutrimento.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Lo sappiamo, la morte è un
pensiero difficile, ci fa paura. Il più delle volte, uno strano senso di
imbarazzo e pudore ci porta persino ad evitare l’argomento. Ci fa paura la
morte fisica, ma, forse ancora di più, ci fa paura l'idea di lasciarci andare
completamente alla volontà di chi ci ha amato per primo, correndo tutti i
rischi della fragilità e della debolezza dell'amore. Ci fa paura morire a noi
stessi per seguire Lui, ma ci fa paura anche morire a noi stessi per amore di
chi ci vive accanto, di chi un giorno abbiamo deciso di amare per sempre, di
chi ci è stato affidato senza che noi lo conoscessimo, né potessimo governare
in qualche modo la sua libertà. Ci fanno paura le tante, piccole o grandi morti
che affrontiamo ogni giorno e che attraversano la nostra vita. Moriamo un po'
ogni volta che si spezza un legame, quando qualcuno se ne va, quando ci
accorgiamo che il nostro bambino non è più un bambino, ma adolescente, o
addirittura uomo, ed è ora che ascolti la voce venuta per lui e non per noi.
Moriamo un po' ogni volta che la vita ci costringe a cambiare in profondità, ad
abbandonare un'immagine che avevamo di noi stessi, a rinunciare ad un progetto
o ad un sogno. Per morire ci vuole coraggio, perché nella morte c'è sempre una parte
di sofferenza, di dolore. Staccarci dalla vita, o da una persona, o
dall'immagine che abbiamo di qualcuno o di noi, fa male.<br />
Ma oggi, con Lui, che pure ha conosciuto il "turbamento dell'anima"
nel momento in cui si avvicinava l’ora per cui era stato mandato, con Lui siamo
chiamati ad uccidere le nostre paure e a scoprire che esse ci rendono sordi e
ciechi davanti all'Amore. Siamo chiamati a lasciarci plasmare ancora una volta,
per sentire la sua voce quando la delusione e la tristezza vorrebbero prendere
il sopravvento, e farci credere che dalla morte sia meglio fuggire, convinti
che possa ancora avere l’ultima parola.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Ce lo ha detto con
chiarezza, e lo ha vissuto per noi nella sua carne: il chicco di grano che
muore, dà frutto; ogni morte a se stessi, apre ad una vita più grande. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Allora oggi vogliamo
imparare ad andare incontro a queste piccole grandi morti con umiltà, a seguire
Lui con fiducia sapendo che “dove è Lui, là sarà anche il suo servitore”.
Vogliamo rinunciare all'idea di essere indispensabili, e non costruire
relazioni basate sul bisogno che gli altri hanno di noi. Vogliamo imparare a
riconoscerci chicco e non pretendere di essere spiga. Perché il chicco non
racconta il campo di grano, come una nota non fa una sinfonia, né una goccia il
mare. Ma ogni chicco, ogni nota, ogni goccia, realizzando la propria
autenticità diventeranno campo, e musica, e mare. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Oggi vogliamo seguirlo e
vivere il “paradosso” di una morte che dà vita, e di un amore più forte di ogni
silenzio o di ogni fine. Vogliamo sentirci davvero attirati a Lui, e seguirlo
nello "sperpero" di tutto ciò che siamo, di tutto l’amore che
sappiamo, lasciando che “scriva la sua legge sul nostro cuore”.</span><span class="Apple-style-span" style="color: #990000; font-family: Verdana; font-size: x-small;"><o:p></o:p></span></div>
<!--EndFragment-->Riflessioni Familiari sui Vangelihttp://www.blogger.com/profile/18415013435698486501noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5349047438924179707.post-7869184979592633342012-03-16T20:26:00.004+01:002012-03-16T20:27:50.346+01:0018 marzo 2012 - IV domenica di Quaresima - anno "B"<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000;"><b>+ </b></span><span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000;">Dal Vangelo secondo Giovanni <span class="Apple-style-span" style="font-size: x-small;">(3, 14-21)</span><br /><br />In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo:<br />«Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.<br />Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.<br />E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».</span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span></span><br />
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Luce e tenebre, notte e
giorno sono messi a confronto in questo dialogo tra Gesù e Nicodemo. E si
contrappongono oggi anche nel nostro viaggio quaresimale a colloquio con il
nostro essere amici e seguaci dello stesso Cristo che Nicodemo ha interrogato
nella notte.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">E allora ci sentiamo spinti
a guardare negli occhi tutte le nostre notti, quelle che abbiamo vissuto di
persona e quelle che abbiamo sfiorato, incontrando la notte di chi ci camminava
al fianco. Ci sono le notti che ci spingono a dubitare, quelle che ci tolgono
il fiato e le forze, quelle che ci bloccano di paura. Ci sono le notti in cui
ci incamminiamo per nostra volontà, credendo di poter fare a meno dell'amore, e
quelle che ci sentiamo scaraventate addosso e che chiamiamo, non senza rabbia e
disprezzo, il "destino".<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Ma che senso hanno tutte
queste notti? Abbiamo solo un modo per scoprirlo: non rimanere fermi nel buio,
non preferire le tenebre alla luce, ma attraversare la notte come Nicodemo l'ha
attraversata per trovare una risposta.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">E vogliamo imparare, oggi e
sempre, ad attraversare il silenzio delle incomprensioni e dei pregiudizi, per
cercare un dialogo nuovo anche dove sembra che un'amicizia non abbia più
fondamento. Vogliamo attraversare il freddo delle ferite inflitte con
noncuranza quando la quotidianità dell'amore appare banale, per cercare il
senso più vero del dono silenzioso di sé, nella riscoperta di una vocazione che
si fa cammino di ogni giorno. Vogliamo attraversare il buio della sofferenza e
della morte, per scoprire persino nel dolore la presenza constante di un Amore,
che non ci abbandona, ma si incammina al nostro fianco, piangendo il nostro
pianto, e riportandoci per mano a ritrovare il senso della vita. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Oggi è un percorso
difficile, ma diritto, quello che ci chiede Gesù. Un percorso in cui non ci è
permesso trovare scorciatoie o nascondigli, non è permesso fare finte. Credere
in Lui significa muoversi alla luce, senza paura delle tenebre. E quando verrà
il momento, perché certo ci accadrà, in cui ogni cosa sembrerà consigliarci di
cambiare strada, solo fissando in Lui lo sguardo, persino oltre il ragionevole,
ci sarà possibile rimanere nella nostra Verità. Come accade a quelle vite che
sembrano perdute, a quelle riconciliazioni che sembrano impossibili: solo chi
ha smesso di crederci è condannato, ha emesso da sé la propria condanna. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">E allora se nelle nostre o
nelle altrui notti ci sentiremo condannati da Dio, giudicati da Lui, in realtà
sarà solo perché ci stiamo giudicando da noi stessi, o stiamo confondendo il
giudizio del mondo con il giudizio di Dio. A noi Gesù chiede di procedere per
la nostra strada, di fare le cose in cui crediamo alla luce del sole.
Continuiamo a credere nel Vangelo, continuiamo a cercare di metterlo in
pratica, anche se questo, a noi stessi o al mondo, può procurare fatica o
fastidio. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Solo così potremo scoprire
che Gesù per primo, con le sue braccia inchiodate alla croce, ha voluto
abbracciare tutte le nostre notti, tutte le nostre fatiche, e tutte le condanne
che gli uomini non faticano ad emettere. Con quelle braccia distese tre il
cielo e la terra, ha accolto la notte per riportare a noi la luce. E solo così
potremo ritrovare dentro di noi la gioia profonda di chi è stato salvato per un
amore totale, di cui non siamo noi gli artefici, e che nemmeno con le nostre
azioni ci potremmo guadagnare, ma che ci è donato gratuitamente per guidarci
con la sua Luce nei giorni limpidi e in quelli oscuri della nostra vita. </span><span class="Apple-style-span" style="color: #990000; font-family: Verdana; font-size: x-small;"><o:p></o:p></span></div>Riflessioni Familiari sui Vangelihttp://www.blogger.com/profile/18415013435698486501noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5349047438924179707.post-44600276281862962922012-03-09T15:05:00.001+01:002012-03-09T15:05:09.949+01:0011 marzo 2012 - III domenica di Quaresima - anno "B"<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000;"><b>+ </b></span><span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000;">Dal Vangelo secondo Giovanni <span class="Apple-style-span" style="font-size: x-small;">(2, 13-25)</span><br /><br />Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà».<br />Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo.<br />Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.<br />Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo.</span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">
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</span></span><br />
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Oggi troviamo Gesù,
adirato, nel tempio, sconcertato da come si possa fare della casa del Padre
suo, un mercato. Un Gesù infuriato che è entrato ormai nell'immaginario
collettivo, così da farci leggere questo racconto quasi con distrazione, o,
peggio, con noncuranza. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Ma in questa Quaresima
stiamo facendo un viaggio dentro noi stessi, per ritrovarci, per riscoprire chi
siamo, e per domandarci con sincerità quali sono le verità che guidano le
nostre scelte quotidiane. E oggi la domanda che ci viene posta è su cosa siamo
disposti a mercanteggiare, cosa siamo disposti a mettere in vendita, quali
delle nostre priorità sono contrattabili e quali no. E ancora siamo chiamati a
scoprire, o riscoprire, quale sia per noi la spianata del tempio, la soglia del
"sacro" nel nostro vivere di tutti i giorni. In altre parole oggi
siamo in cammino per ritrovare la Verità più profonda di ciò che crediamo sia
la nostra vocazione, quella che non può essere ne comprata, ne venduta, ne
tanto meno messa in saldo. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">E ci piace pensare ad ogni
famiglia come ad un tempio dove si custodisce l'amore di Dio, sia essa piccola,
numerosa, o universale come sa essere la Chiesa. E l'amore da custodire si
manifesta in tante forme: amore tra i coniugi, amore tra genitori e figli,
amore tra fratelli. Per questo oggi ci sentiamo in prima persona chiamati a
lasciarci divorare dallo zelo per questo tempio, e scacciare tutti i mercanti
che lo invadono. E, fabbricata la nostra sferza di cordicelle, proseguiamo il
nostro cammino purificandoci da tutti gli atteggiamenti in cui ci scopriamo a
vivere le nostre relazioni nella logica dello scambio, del mercato, del baratto
e non secondo la Legge del dono gratuito. Perché l'amore, per quanto desideri
di essere ricambiato, è sempre e comunque solo un dono, oppure non è.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Così oggi, e da oggi,
vogliamo fare "piazza pulita", liberare la spianata del nostro
tempio, andando a stanare tutti i nostri "risparmi" del cuore, tutte
le pretese di ricompensa per un gesto di affetto, tutte le "contabilità"
dei perdoni ricevuti o concessi, perché sappiamo bene che sono queste le cose
che ci allontanano, ben più di un litigio. Quando un marito o una moglie non
sentono più l'urgenza di raccontare all'altro il proprio amore con silenziosa
attenzione, qualcosa di sacro si sta logorando. Quando un genitore decide di
porre un limite al credito di fiducia nei confronti del figlio, una relazione
si sta esaurendo. Quando in una comunità si contano gli sforzi personali e si
cessa di gareggiare solo nell'amore, una famiglia sta perdendo la propria
essenza. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">E se oggi comprendiamo che
le nostre relazioni sono profanate ogni volta che la logica del
"mercato" vi si infiltra, troviamo anche una indicazione chiara sulla
direzione da dare al nostro cammino. <i style="mso-bidi-font-style: normal;">"Distruggete
questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere"</i> ci dice Gesù. Questo
il segno che siamo nella giusta direzione: la risurrezione di ciò che appariva
morto. E questo e questo solo può e deve essere il nostro obiettivo, questa
soltanto la logica che si può opporre alla contrattazione mercantile: credere
fermamente nell'amore tanto da veder risorgere anche un tempio distrutto. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Così quando tutto ci
sembrerà finito, quando il dialogo sembrerà non avere più parole, quando
l'affetto lascerà il posto alla rivendicazione, quando l'amicizia rischierà di
essere schiacciata dal computo delle fatiche reciproche, allora avremo un
obiettivo verso cui tendere, una meta sicura verso cui incamminarci. E mentre i
cinici continueranno a chiederci un segno della forza del nostro amore, e gli
scettici a cercarne una spiegazione razionale, noi potremo ancora rispondere
"annunciando Cristo crocifisso", che diventa ai nostri occhi scandalo
e follia solo quando non sappiamo abbracciare l'Amore e riscoprirlo Verità
prima della nostra vita. </span><span class="Apple-style-span" style="color: #990000; font-family: Verdana; font-size: x-small;"><o:p></o:p></span></div>
<!--EndFragment-->Riflessioni Familiari sui Vangelihttp://www.blogger.com/profile/18415013435698486501noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5349047438924179707.post-27105248146101468482012-03-02T16:41:00.000+01:002012-03-02T16:41:28.256+01:004 marzo 2012 - II domenica di Quaresima - anno "B"<!--[if gte mso 9]><xml>
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<br />
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><b>+ </b>Dal Vangelo secondo Marco <span class="Apple-style-span" style="font-size: x-small;">(9, 2-10)</span><br /><br />In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli.<br />Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.<br />Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.</span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Gesù "fu trasfigurato
davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime", e
Pietro, Giacomo e Giovanni videro coi loro occhi la luce di Dio, e ne restarono
confusi, certo, ma colmi di gioia, riempiti d'Amore tanto da desiderare di
fermare il tempo. E subito dopo, furono invitati a tornare al mondo, portando
quella luce dentro di sé. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Gesù oggi, mette davanti a
noi l'amore che cambia il volto delle persone, che rende le loro vesti bianche,
che persino il Padre viene a benedire. Ma ci accorgiamo di conoscerlo, l'amore
che cambia i volti: è la gioia che irrompe, e non può essere fermata; sono le
tante piccole "trasfigurazioni" che hanno lasciato nel nostro cuore
una scintilla della luce di Dio, capace di illuminare di incredibile luce,
senza mai abbagliare. Lo conosciamo quell’Amore e sappiamo che è una luce che
va custodita, celebrata. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Così oggi, in questo
cammino di ritorno all'essenziale, vorremmo ripercorrere la nostra storia e
ricordare i nostri Tabor, per lasciarci, indifesi, toccare nel cuore, e
imparare a rimuovere le nostre barriere. E immaginiamo il primo incontro con
gli occhi di una madre e di un padre, nell'ora in cui ci hanno dato alla luce.
In quel giorno il Signore li ha abbracciati, compiaciuto per il sì che li aveva
resi collaboratori di Vita. E quella vita che era ed è realtà, e insieme
mistero, concretezza, e insieme miracolo, e che solo l'Amore può generare, ci
ha accolto mostrandoci una luce che ormai è svanita alla mente, ma sentiamo
essere impressa nel profondo di noi. Una luce che ancora ci sa guidare ed è
capace di illuminare i nostri giorni. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">E ancora ripercorriamo il
cammino arduo e appassionante, che ci ha presi bambini e restituiti uomini.
Mentre il nostro corpo cambiava prendendo forme nuove, siamo stati condotti al
Tabor della nostra anima, forse inconsapevoli, forse guidati dal desiderio
profondo di scoprire una nuova identità. Ed anche in quella occasione, nel
guardarci il cuore, abbiamo potuto rivedere le vesti splendenti di Colui che ci
aveva pensati nel tempo e nell'eternità, e siamo stati condotti per mano alla
vista della nostra vocazione. E poi ci è stato chiesto di tornare al mondo,
abitato dalla quotidianità che conoscevamo, e di essere uomini e donne in mezzo
a quel mondo, sapendoci abitati da una luce bianchissima, e finalmente capaci
di amare. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">E poi c'è stato il momento
in cui quella luce siamo riusciti a scorgerla nello sguardo trasfigurato di un
altro, di quell'altro che improvvisamente sentivamo essere parte di noi, essere
la persona con cui incamminarci affinché di due progetti ne nascesse uno nuovo.
Una luce che abbiamo riconosciuto perché noi stessi ne portavamo le tracce, e
che improvvisamente ci ha resi capaci di illuminare d'amore chi ci stava
vicino. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">E ancora e sempre quella
luce brillerà negli occhi di due giovani che conoscono l'amore, per un altro e
per Dio. E ancora la potremo scorgere negli occhi di quelle persone, consumate
di giorni, che raccontano con la loro vita abbandonata all'attesa, che c'è una
luce dentro all'uomo che è scintilla di Dio. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Oggi allora sentiamo il
richiamo a scendere al mondo, e vivere come chi ha la consapevolezza di essere
chiamato ad un destino più grande, e di dover costruire quel destino nella vita
di ogni giorno. Purificarci allora significherà essere pronti ad accogliere la
gioia primordiale che ci trasfigura, l'Amore dirompente che ha illuminato la
nostra vita, l’ha accesa, e fare nostre le parole del Padre: metterci in
ascolto. Ascoltare, per tutti i giorni che seguiranno quello che l'Amore ci
dice e trasformare ogni scintilla di amore nel nostro pane quotidiano. </span><o:p></o:p></span></div>
<!--EndFragment-->Riflessioni Familiari sui Vangelihttp://www.blogger.com/profile/18415013435698486501noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5349047438924179707.post-79895085543510733122012-02-24T18:03:00.001+01:002012-02-24T18:03:15.113+01:0026 febbraio 2012 - I domenica di Quaresima - anno "B"<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000;"><b>+ </b></span><span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000;">Dal Vangelo secondo Marco <span class="Apple-style-span" style="font-size: x-small;">(1, 12-15)</span><br /><br />In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano.<br />Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».</span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">
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</span></span><br />
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Lo Spirito sospinge Gesù
nel deserto: quaranta giorni di solitudine, tentato da Satana e servito dagli
angeli. È il quadro che ci presenta questa prima domenica di Quaresima,
all'inizio di quello che, forse un po' per abitudine, chiamiamo un "periodo
di conversione". <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Ma in questa nuova
occasione per conoscerci conoscendo Lui, vogliamo provare ad imitare Gesù.
Imitarlo, ed avviarci con i nostri desideri, le nostre speranze e le nostre
paure in un luogo deserto dove stare soli con il nostro cuore. E questa solitudine
e questo silenzio non vogliono essere spiragli aperti per lasciar entrare la
malinconia, o per lasciarci prostrare dai rimpianti. Vogliamo invece spalancare
una porta sul nostro cuore, per vedere finalmente noi stessi così come siamo,
senza maschere e senza specchi. Quaranta giorni sono un tempo
straordinariamente lungo, ma anche un tempo straordinariamente abitato se
sapremo guardare in faccia le nostre più vere aspirazioni, cercando
sinceramente la sorgente da cui nascono le piccole scelte che ci costruiscono.
Allontanarsi da tutto, portare la propria vita all'essenziale non esonera dal
dovere di scegliere e di mettersi in gioco, ma può rendere più chiare e
consapevoli le nostre decisioni. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Ci sentiamo invitati,
allora, in questa Quaresima a non nascondere le nostre tentazioni, ma a
chiamarle con il loro nome e a capire che tentazione è tutto ciò che ci separa
da noi stessi e dalla nostra più profonda vocazione all'Amore. Cedere alla
tentazione è nascondere una ferita, scegliendo piuttosto un falso quieto
vivere, e lasciando che un’amicizia sbiadisca, senza gridare la nostra volontà
di salvarla. Cedere alla tentazione è abdicare, quasi per distrazione, al
proprio compito di genitori, lasciando che un figlio non conosca la felicità
pur di proteggerlo ostinatamente dal dolore. Cedere alla tentazione è chiuderci
in casa godendo della nostra tiepida serenità, e dimenticare che fuori c’è una
vita che scorre e che ha bisogno anche di noi per incontrare la gioia. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">E così, rimanendo quaranta
giorni nel deserto del nostro cuore, potremo imparare a stare con le bestie
selvatiche: a camminare tra il bombardamento delle notizie urlate senza pudore;
a stare al fianco di continue proposte di felicità a basso costo; a passeggiare
nella logica di chi pretende che tutto si possa controllare e normare, persino
la vita e la morte. Cammineremo anche noi tra le bestie selvatiche e impareremo
a ritrovare il coraggio, la forza e insieme la discrezione e la delicatezza
della nostra vocazione. La forza e la delicatezza dell'amore, che sa farsi
largo nelle vite altrui senza invaderle, che sa farsi carico del dolore altrui
senza divenirne padrone, che sa avvicinarsi al mistero dell'uomo senza
pretendere di darne spiegazione. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">E se sapremo continuare a
cercare, per scoprire il mistero di Chi, per amore, ha scelto la croce, ci
accorgeremo che anche noi siamo spesso “serviti dagli angeli”: quando il nostro
coniuge si prende cura di noi, in silenzio, senza farsi notare da nessuno;
quando un amico bussa inaspettatamente alla porta per il solo piacere di
scambiarsi un saluto; quando guardiamo alle molte storie che accanto a noi
raccontano di speranza vissuta e di amore fatto carne. E ci accorgeremo che non
siamo soli nel rivolgerci al Signore ogni sera per dire: “Fammi conoscere le tue
vie, insegnami i tuoi sentieri.” <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Una vaga sensazione di
rinascita ci accompagna in attesa della primavera. E vorremmo che questa
Quaresima raccogliesse l'invito a non iniziare cose nuove senza avere prima
fatto chiarezza, senza avere cercato l'essenziale, senza avere provato a fare
silenzio, per dirigere gli occhi del cuore all’Amore che ispira ogni amore. </span><span class="Apple-style-span" style="color: #990000; font-family: Verdana; font-size: x-small;"><o:p></o:p></span></div>
<!--EndFragment-->Riflessioni Familiari sui Vangelihttp://www.blogger.com/profile/18415013435698486501noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5349047438924179707.post-48763903971996595892012-02-17T19:22:00.001+01:002012-02-17T19:22:31.200+01:0019 febbraio 2012 - VII domenica tempo ordinario - anno "B"<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000;"><b>+ </b></span><span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000;">Dal Vangelo secondo Marco <span class="Apple-style-span" style="font-size: x-small;">(2, 1-12)</span><br /><br />Gesù entrò di nuovo a Cafàrnao, dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa e si radunarono tante persone che non vi era più posto neanche davanti alla porta; ed egli annunciava loro la Parola.<br />Si recarono da lui portando un paralitico, sorretto da quattro persone. Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dove egli si trovava e, fatta un’apertura, calarono la barella su cui era adagiato il paralitico. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Figlio, ti sono perdonati i peccati».<br />Erano seduti là alcuni scribi e pensavano in cuor loro: «Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può perdonare i peccati, se non Dio solo?». E subito Gesù, conoscendo nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: «Perché pensate queste cose nel vostro cuore? Che cosa è più facile: dire al paralitico “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Àlzati, prendi la tua barella e cammina”? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra, dico a te – disse al paralitico –: àlzati, prendi la tua barella e va’ a casa tua».<br />Quello si alzò e subito prese la sua barella e sotto gli occhi di tutti se ne andò, e tutti si meravigliarono e lodavano Dio, dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!».</span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">
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<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">La folla si accalca intorno a Gesù, rientrato a Cafarnao. Una folla
che già lo conosce e a cui è tornato per annunciare la Parola. E, tra la folla,
quattro persone si fanno carico di accompagnare un paralitico, uno che mai
avrebbe potuto raggiungere Gesù senza il loro aiuto. E, impediti nel loro
procedere, hanno l'ardire di calarlo dall'alto, perché possa vedere il Maestro
da vicino. Quattro persone senza un volto e senza un nome, ma senza le quali
quell'uomo, fermo nel fisico, e forse anche nel cuore, non avrebbe mai visto la
salvezza né dalla malattia, né dai suoi peccati.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Quattro persone il cui
unico ruolo è accompagnare. Lo stesso ruolo a cui anche noi, sposi e genitori,
siamo costantemente chiamati.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Accompagnare ed
accompagnarsi prima di tutto come coppia, alla scoperta dell'amore, alla
scoperta quotidiana della propria vocazione. Accompagnarsi reciprocamente
vicino al Maestro, perché le fragilità dell'uno siano curate grazie alla
premura dell'altro. Accompagnarsi e sostituirsi in tutte quelle piccole paralisi
del cuore in cui l'amore non muore, ma quasi si atrofizza senza rumore, senza
scontri. Accompagnarsi osando anche di scoperchiare i tetti, di ferire una
scorza che sembra intoccabile. Accompagnarsi incuranti di quella folla che oggi
più che mai ci fa credere che sia più facile posare una pietra irremovibile
sulle nostre infermità di coppia, che non credere in una risurrezione
dell'amore desiderata oltre ogni evidenza. Accompagnarsi e osservare il Maestro
del perdono, perché il miracolo del perdono, è tanto più difficile e
stupefacente quanto più le fatiche sono nascoste e sotterranee.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">E ancora, accompagnare i
propri figli, quando non camminano da soli perché sono troppo piccoli per
farlo, perché sanno camminare solo grazie alla nostra mano. Accompagnarli ad un
incontro che ha bisogno di essere coltivato come si coltiva un'amicizia. E
accompagnare anche i figli più grandi, quelli che saprebbero muoversi con le
proprie gambe, ma sono paralizzati dalle infinite inquietudini che avvolgono un
bambino nel divenire uomo, o dai molteplici dubbi che si fanno strada nella
mente di chi sta costruendo la verità di se stesso, o più semplicemente,
fermati dalle folle stanche o disilluse, che immobili ascoltano la Parola, ma
non osano più sperare nella salvezza, nel miracolo di un cambiamento, nella
risurrezione dall'errore.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Di queste quattro persone
non si dice null'altro: calano la barella dall'alto e poi scompaiono. Non
sappiamo come abbiano commentato le parole ed il miracolo di Gesù, non sappiamo
se siano andati poi a festeggiare la guarigione insieme al paralitico, o
abbiano chiesto riconoscimento per il favore reso. Ma ci piace raccogliere il
loro invito a scomparire dopo avere accompagnato, a non recriminare sul
risultato ottenuto, o sull'uso che il paralitico ora farà della sua guarigione.
Ci piace raccogliere questo invito ed imparare a non sentirci gli artefici o i
responsabili della guarigione, imparare che non è la nostra parola, ma la Sua,
che può salvare. A noi è chiesto solo di accompagnare, di prenderci cura di chi
ci è dato di amare, e di non fermarci davanti a folle che non comprendono la
sproporzione dei nostri gesti o davanti ad ostacoli che sembrerebbero insormontabili.
Solo questo, e poi lo stupore di accorgerci che in ogni piccolo gesto della
nostra vita possiamo ascoltare le parole di un Dio premuroso, che ci guarda
sorridente e ci dice: "Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora
germoglia, non ve ne accorgete? Aprirò anche nel deserto una strada, immetterò
fiumi nella steppa."</span><span class="Apple-style-span" style="color: #990000; font-family: Verdana; font-size: x-small;"><o:p></o:p></span></div>
<!--EndFragment-->Riflessioni Familiari sui Vangelihttp://www.blogger.com/profile/18415013435698486501noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5349047438924179707.post-29118818715845642082012-02-11T10:39:00.000+01:002012-02-11T10:39:09.901+01:0012 febbraio 2012 - VI domenica tempo ordinario - anno "B"<span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000; font-family: Verdana;"><b>+ </b></span><span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000; font-family: Verdana;">Dal Vangelo secondo Marco <span class="Apple-style-span" style="font-size: x-small;">(1, 40-45)</span><br /><br />In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato.<br />E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro».<br />Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.</span><br />
<span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000; font-family: Verdana;"><span><br /></span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">
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</span></span><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Un uomo impuro, piagato dalla
malattia e dall'esclusione, in ginocchio supplica Gesù. Un lebbroso osa ciò che
non avrebbe dovuto osare e suscita l'attenzione del Maestro, la sua
compassione, il suo amore, ed ottiene di essere guarito. E una volta guarito, viene
inviato agli uomini di Dio, come testimonianza per loro. La sua carne ed il suo
"risarcimento" per dire ai sacerdoti che Gesù è il Messia, ma per
dire a noi che l'amore per Dio, non può che passare dall'amore folle per
l'Uomo.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">E così veniamo quasi scaraventati
al cospetto di tutti gli "esclusi" della nostra società. Vediamo
zattere fatiscenti che tentano di raggiungere ogni giorno le nostre coste, vite
trascinate sulle panchine delle stazioni ferroviarie, malattie troppo invadenti
perché l'amore degli uomini abbia ancora il coraggio di abbracciarle come si
abbraccia una vita, e finanche vite troppo invadenti per essere considerate
tali. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">E vediamo anche le esclusioni
vissute nelle nostre case: un figlio con cui non riusciamo più a comunicare,
una moglie lasciata sola a lavare, stirare, cucinare, senza veder riconosciuta
la propria fatica, un marito di cui non sappiamo più apprezzare fatiche e
sforzi.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Davanti a questi piccoli e grandi
testimoni ci è chiesto di riconoscere che Gesù è venuto per loro, per la loro
salvezza, per la loro riabilitazione. È venuto a superare una legge di
esclusione, per includere tutti nell'Amore: nel Suo amore, ma prima, in questo
viaggio che compiamo sulla stessa terra, nel nostro amore. Amore per l'uomo,
per la sua sorte, per la sua dignità. Amore per la giustizia, per la Verità di
ciascuno. Amore che va oltre le condanne irrevocabili, che supera il ribrezzo
di un corpo lacero, la fatica di una relazione ferita, ed impara a riconoscere
ogni piccola scintilla di Dio. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">E riconosciuta la Sua mano,
impariamo a desiderare di stringerla. E capiamo che quella Compassione che, con
un gesto sconvolgente, ha sanato il lebbroso, oggi si piega dolcemente su di
noi, sulle nostre piccole o grandi fatiche, sulle nostre “cattive abitudini”, e
persino sulla nostra incapacità di amare. E lei sola ci permette di piegarci a
nostra volta sopra altre ferite, e ci guida a toccare le profondità di chi ci è
accanto. Solo la Sua compassione può farci accostare alla lebbra delle parole
dure che hanno incrinato una relazione, alla lebbra di una ferita profonda che
brucia e allontana, alla lebbra di una maternità o paternità confusa, delusa,
tradita. Solo capaci di “regalare a Dio” la nostra fatica, saremo capaci
d'amare. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Ma oggi il lebbroso ci insegna
anche a gridare la nostra gioia, lui che non si tiene per sé il miracolo,
incurante degli ordini ricevuti. Ed una disobbedienza che è corsa verso la
vita, trasgressione per eccesso di gioia, ci suggerisce di sorridere anche nel
grigio delle nostre strade, come si sorridono da lontano due innamorati. Ci
chiama a raccontare con la nostra vita che l'amore, la speranza, la gioia, la
solidarietà sono possibili, concreti, realizzabili, a “ribadire con forza che
il bene esiste e vince”.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Ci spinge ad amare oltre le nostre
forze, e compiere gesti pazzi per amore. E tutto questo a dispetto delle
sofferenze inflitte o subite, delle delusioni, dei piccoli tradimenti
quotidiani di cui siamo ora attori, ora spettatori o vittime. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">E lo possiamo fare perché siamo
stati noi stessi curati da un Amore capace di colmare i nostri vuoti e
scavalcare le nostre asprezze. Lo possiamo perché quell'amore ci ha riempito
oltre misura, trasformandoci in cisterne traboccanti, incapaci di contenerLo.
Lo possiamo perché anche noi, come il lebbroso, come Paolo, siamo chiamati a
diventare "imitatori" di quell'Amore. </span></div>
<!--EndFragment-->Riflessioni Familiari sui Vangelihttp://www.blogger.com/profile/18415013435698486501noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5349047438924179707.post-773577697162911002012-02-03T09:43:00.001+01:002012-02-03T09:43:26.320+01:005 febbraio 2012 - V domenica tempo ordinario - anno "B"<span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000; font-family: Verdana;"><b>+ </b></span><span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000; font-family: Verdana;">Dal Vangelo secondo Marco <span class="Apple-style-span" style="font-size: x-small;">(1, 29-39)</span><br /><br />In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva.<br />Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.<br />Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!».<br />E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.</span><br />
<span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000; font-family: Verdana;"><span><br /></span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; font-family: Verdana;">
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</span><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
La malattia, l'infermità, la solitudine segnavano i tempi di Gesù come
oggi segnano i nostri. Così questo racconto diventa quasi una cronaca di ciò
che ci aspetteremmo dalla giornata-tipo del Figlio di Dio: il nuovo profeta
insegna nella sinagoga e poi, osannato per i suoi prodigi, opera guarigioni e
scaccia demoni.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Verdana;">Ma prima di ricevere le folle, Gesù aveva guarito una donna anziana
colpita dalla febbre: la suocera di Simone. Una guarigione silenziosa, modesta,
quasi "inutile" secondo le nostre logiche. Gli parlano di lei, e
Gesù, senza clamori, senza parole, semplicemente si china, la prende per mano e
la rialza.<br />
E pensiamo a tutte le sofferenze di cui ci parlano le nostre strade e i nostri
uffici, febbricitanti di anonimato e surmenage. E capiamo che Gesù può ancora
chinarsi su quelle sofferenze, in silenzio. Lo può per mano nostra, ogni volta
che saremo capaci di una semplice vicinanza del cuore, senza ansia del
risultato, ma anche senza paura di essere contagiati dalla sofferenza, toccati
dalla solitudine. Lo può ogni volta che non arretreremo al cospetto del male di
vivere, quasi sollevati all'idea che non sia per noi. Imitando lui, che non ha
avuto paura di mettere le sue mani tra le mani di una vecchia donna malata, e
non ha avuto remore nel mescolarsi con il dolore.<br />
E così quella donna, guarita e colma di una gioia nuova, si mette a servirli.
Guarita dalla febbre, ma guarita anche dalla sensazione di essere di peso,
dalla fatica di stare ai margini e vedere scorrere la vita intorno a sé.
Guarita e pronta per un nuovo inizio, questa donna capisce di avere una nuova
chance per giocarsi la vita. E la spende servendo. Le donne all’epoca erano
tenute a servire, ma ci piace pensare a questa anziana signora come ad una
giovane rinata: una donna senza nome che semplicemente ha capito quale poteva
essere per lei la vera gioia. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Verdana;">La stessa gioia che
possiamo scoprire nei nostri piccoli servizi quotidiani, o nelle infinitesimali
gentilezze semplici che abbiamo occasione di compiere. E ci accorgiamo che la
parola servizio, grazie all'amore, non è più sinonimo di sacrificio. Come per
lei il servizio è dono, realizzazione, nuova scelta di vita dopo essersi
liberata dalla schiavitù della malattia, così per noi diventa libertà da ogni
condizionamento, da ogni vincolo, da ogni ricatto. Non è per l'altro che ogni
giorno carichiamo una lavatrice, non è per marito e figli che prepariamo un
pasto curato, non è per la moglie che diamo l'olio a quella porta che cigola, o
ricordiamo un anniversario importante, ma per obbedienza all'amore. È l'amore
che ci chiama ad essere suoi servi, perché questa è l'unica schiavitù capace,
in un misterioso paradosso, di divenire libertà. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Verdana;">Ma poi lasciate la donna e
le folle, scorgiamo Gesù che si apparta per pregare. E quasi ci stupiamo che
anche lui abbia bisogno di farlo. E vedendo Gesù che prega scopriamo che il
senso della nostra preghiera è cercare la sua mano pronta a rialzarci e a
liberarci delle nostre fragilità. E ancora una volta, guariti da questa mano
silenziosa, riusciamo a scorgere i tanti piccoli miracoli che ancora compie
nelle nostre giornate. Non è forse un miracolo scambiarsi un bacio, veder
crescere un figlio o perdonare uno sgarbo? <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Verdana;">“Siamo sempre attenti ai
problemi, alle difficoltà e quasi non vogliamo percepire che ci sono cose belle
che vengono dal Signore. Questa attenzione, che diventa gratitudine, è molto
importante per noi e ci crea una memoria del bene che ci aiuta anche nelle ore
buie. Dio compie cose grandi, e chi ne fa esperienza - attento alla bontà del
Signore con l'attenzione del cuore - è ricolmo di gioia.” <i>(Benedetto XVI)<o:p></o:p></i></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
E così scopriamo il segreto
di ogni nostra preghiera: la capacità di riordinare i nostri desideri, e di
orientarli verso la felicità. Così da diventare l'unica via per tornare alla
Relazione d'Amore che rigenera ogni nostra relazione, e ripartire verso il
villaggio vicino, con la forza di chi sa che il proprio quotidiano è missione e
mai banalità. <span class="Apple-style-span" style="color: #990000; font-size: x-small;"><o:p></o:p></span></div>
<!--EndFragment-->Riflessioni Familiari sui Vangelihttp://www.blogger.com/profile/18415013435698486501noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5349047438924179707.post-4064607855885940072012-01-27T11:16:00.001+01:002012-01-27T11:16:01.840+01:0029 gennaio 2012 - IV domenica tempo ordinario - anno "B"<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000;"><b>+ </b></span><span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000;">Dal Vangelo secondo Marco <span class="Apple-style-span" style="font-size: x-small;">(1, 21-28)</span><br /><br />In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafàrnao,] insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi.<br />Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui.<br />Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!».<br />La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.</span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000; font-family: Verdana;"><span><br /></span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">
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</span></span><br />
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">E' sabato, nella sinagoga di Cafarnao un uomo si alza e commenta le
Scritture. Ma i suoi insegnamenti hanno un'autorità diversa, nuova, che genera
stupore. Un'autorità ignorata dagli scribi, che studiavano i libri della Legge
e ammaestravano il popolo grazie alla propria cultura. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Verdana; mso-fareast-font-family: Verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">È un'esperienza che agli educatori capita spesso, non tutti gli
insegnamenti sono uguali: un ordine viene rispettato ed un altro no,
un'indicazione viene seguita ed un'altra no. E noi vorremmo essere sempre nella
parte di Gesù, vorremmo essere ascoltati come lo era Lui quel sabato. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Verdana; mso-fareast-font-family: Verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Ma da dove viene la Sua autorità? <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Verdana; mso-fareast-font-family: Verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Certo deriva dal fatto che Lui è quella Parola divenuta carne, Lui, a
quella parola, dà vita, la abita. Ma se proviamo ad immaginare la sua voce in
quella sinagoga, o nelle nostre chiese, ci accorgiamo che spiegando
l’insegnamento di Dio, Lui non spiega una legge, ma racconta l'Amore. E se
nessuno di noi può dire di essere ciò che Lui era, crediamo però che ciascuno
possa essere capace dello stesso slancio.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Verdana; mso-fareast-font-family: Verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Perché in realtà anche gli scribi dicevano cose giuste, forse in parte
le stesse che diceva Gesù. Ma probabilmente le ripetevano senza esserne
coinvolti, tanto da non distinguere più il vero dal falso. O forse
addomesticavano la verità alle loro esigenze, mostrandone solo una parte: la
gente li ascoltava, credeva in quello che dicevano, ma era disorientata. Come
capita anche oggi: bombardati da insegnamenti diversi e parziali, ci viene il
sospetto che questi insegnamenti siano al servizio di chi li propone e non della
Verità.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Verdana; mso-fareast-font-family: Verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">E ci tornano alla mente anche tutte quelle comuni discussioni
domestiche in cui ci troviamo a sostenere saldi principi morali, o a discutere
con i nostri figli di ciò che guida e ispira le nostre scelte di vita. Vogliamo
spiegare e convincere che crediamo in una legge nuova e diversa, e atteggiamo
la voce perchè sia piena di autorità. Ma ci chiediamo se a guidarci nel
labirinto delle scelte che il quotidiano ci propone, sia la Legge o l'Amore, e
se quella che sappiamo proporre sia autorità o imposizione?<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Verdana; mso-fareast-font-family: Verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">E ancora, un altro episodio, accaduto in questo lontano sabato, ci fa
pensare: mentre tutti sono ammirati davanti a quell’Uomo, tocca ad uno spirito
impuro, in un disperato gesto di sfida, renderGli testimonianza. Un nemico che
si mette in gioco, arriva dove la cautela dei “buoni” impedisce di arrivare. E
la serena ma ferma risposta che allontana il male è l'atteggiamento che
vorremmo imitare. Noi, nei panni di Gesù, saremmo stati tentati di dire che le
affermazioni dello spirito rispondevano al vero, inciampando nella lusinga
delle sue parole. Noi, che a volte dimentichiamo di contemplare la coerenza,
tra gli ingredienti della nostra autorità. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Verdana; mso-fareast-font-family: Verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">E ci accorgiamo che quella Parola, che non disdegna di abitare le
nostre domeniche distratte ed abitudinarie, viene ancora a liberarci dalle
nostre debolezze, dalle nostre fragilità. E ci sembra di entrare in un gioco
delle parti, in cui l'autorità di Gesù fa a noi quello che fece
all'indemoniato: ci affranca da noi stessi, dai nostri pregiudizi, dalle nostre
presunzioni, e da tutti quegli atteggiamenti svuotati d'amore che rendono il
nostro insegnamento privo di significato. E insieme quella stessa Parola, che
un giorno ci ha desiderati a sua immagine e somiglianza, ci dona la capacità di
amare chi ci sta accanto fino a far sgorgare la sua Verità: ci dona l'autorità
necessaria per accompagnare figli, mariti, mogli, amici, a decifrare ciò che un
giorno Dio ha sognato per loro.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">E solo così, accogliendo l’autorità dell’Amore, potremo testimoniare
con la vita sdrucciola dei nostri giorni, la felicità di essere divenuti capaci
di noi stessi, uomini liberati e veri. </span><span class="Apple-style-span" style="color: #990000; font-family: Verdana; font-size: x-small;"><o:p></o:p></span></div>
<!--EndFragment-->Riflessioni Familiari sui Vangelihttp://www.blogger.com/profile/18415013435698486501noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5349047438924179707.post-67213980679373240502012-01-20T11:04:00.002+01:002012-01-20T11:04:09.548+01:0022 gennaio 2012 - III domenica tempo ordinario - anno "B"<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000;"><b>+ </b></span><span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000;">Dal Vangelo secondo Marco <span class="Apple-style-span" style="font-size: x-small;">(1, 14-20)</span><br /><br />Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».<br />Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono.<br />Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedèo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.</span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">
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</span></span><br />
<div class="MsoBodyText" style="text-align: justify;">
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Una mattina, lungo il mare di Galilea, alcuni
uomini partono per la pesca, attendendo alle normali occupazioni cui li chiama
la loro piccola impresa famigliare. La speranza di un guadagno giusto, l'avvio
dell'attività di ogni giorno, tiene occupati uomini semplici e onesti. E alla
riva le solite voci del lago.<br />
Una mattina come quelle in cui nelle nostre case suona una sveglia troppo
zelante, che ci chiama ai nostri lunedì. Un rapido caffè, e poi chiamiamo i più
piccoli e intimiamo loro di sbrigarsi per non fare tardi. E lo stesso brulichio
delle rive del lago si rianima nelle nostre stanze: lavati, vestiti, controlla
borse e cartelle, e poi giù dalle scale, per correre alla nostra giornata. E le
mosse e le voci sono sempre le stesse, e ci spingono a saluti distratti e
frettolosi. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="text-align: justify;">
<span style="mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-family: Verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Ma per quei pescatori, quella mattina risuonò una
voce nuova, diversa, capace di un amore che nessuno aveva mai saputo esprimere.
O almeno crediamo, se "subito lasciarono le reti e lo seguirono". La
voce di quella mattina era la voce che dava loro una nuova occasione di vita,
che spiegava a ciascuno il significato della propria esistenza, era la voce
dell'incontro atteso e sognato, in cui forse avevano smesso di sperare. E ci
chiediamo se noi siamo capaci di ascoltarla quella voce, tra i suoni importuni
della nostra routine. Ci chiediamo se siamo pronti a cercarla, se crediamo
ancora che una voce diversa, piena d'amore, possa risuonare per noi o per i
nostri figli, e chiamarci verso una felicità insperata, quella di chi vede
versare amore traboccante nella propria fragile normalità.<br />
Sì, perché quello a cui Gesù ha chiamato gli ignari pescatori, non era un
destino straordinario, non ha detto loro che sarebbero diventati altro da ciò
che erano, ma ha trasformato la loro realtà, rendendola piena di significato:
sempre pescatori, ma di uomini. E questo è l'invito che ogni giorno rivolge a
noi, e che spesso rischiamo di ritenere banale: sempre sposi, sempre figli e
genitori, sempre operai, insegnanti, impiegati. Sempre noi, ma con una caratteristica
diversa, che cambia il senso di tutto ciò che facciamo e che siamo: l'Amore. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="text-align: justify;">
<span style="mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-family: Verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Questo significava per Simone e gli altri
“pescare uomini”: tendere reti, affrontare notti e pericoli, ma per amore,
superando gli ostacoli spiccioli del loro cuore e della loro fatica perché
l'Amore permetteva loro di volare più in alto. E non dovevano più accontentarsi
di piccoli pesci, ma potevano mirare al cuore degli uomini che cercavano un
senso, un cambiamento, un Dio talmente grande da farsi uno di loro.<br />
Ma per fare questo bisogna essere capaci di convertirsi, di credere ad una
notizia buona, nuova e sconvolgente. Bisogna essere disposti a lasciarsi
trasformare, a "girare" il cuore verso le cose che contano, senza
esitazioni, senza distrazioni. Eppure quando quella voce risuona per noi e ci
dice "venite dietro a me, vi renderò capaci del mio Amore", siamo
tentati di rispondere: “grazie, siamo già a posto”. Andiamo a messa, non
facciamo del male a nessuno: è tutto quello che dobbiamo fare. E a volte, quella
notizia buona non ci sembra tale: il mondo in cui viviamo è difficile, c'è la
crisi economica, l'effetto serra... Ci sembra che il vangelo non risolva i
nostri problemi. Di "convertirci" ci manca quasi il tempo, e speriamo
che Gesù non passi sulle rive del nostro lago, che non voglia chiamare proprio
noi. O forse non ci tiriamo indietro, ma gli chiediamo di ripassare più tardi,
di darci il tempo per riordinare le idee e capire quanto vogliamo
"sporcarci di Dio" e quanto no. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="text-align: justify;">
<span style="mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-family: Verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Ma la storia di quei pescatori ci dice che questo
atteggiamento non ci è concesso, che anche noi siamo chiamati a distinguere le
voci che contano. Ed è per questo che oggi, nella fragilità di chi non sa come
lasciare tutto e si sente terribilmente attratto dalla proprie sicurezze,
vogliamo rispondere a Lui, con le parole del salmista: “Fammi conoscere,
Signore, le tue vie, insegnami i tuoi sentieri. Guidami nella tua fedeltà e
istruiscimi, perché sei tu il Dio della mia salvezza.” <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<!--EndFragment-->Riflessioni Familiari sui Vangelihttp://www.blogger.com/profile/18415013435698486501noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5349047438924179707.post-89304026726901500052012-01-13T18:37:00.000+01:002012-01-13T18:37:02.219+01:0015 gennaio 2012 - II domenica tempo ordinario - anno "B"<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000;"><b>+ </b></span><span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000;">Dal Vangelo secondo Giovanni <span class="Apple-style-span" style="font-size: x-small;">(1, 35-42)</span><br /><br />In quel tempo Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù.<br />Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa maestro –, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio.<br />Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro.</span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000; font-family: Verdana;"><span><br /></span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">
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</span></span><br />
<div class="MsoBodyText" style="text-align: justify;">
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Erano le dieci e trenta, l’ora fissata per il
nostro matrimonio. Erano le sette del mattino quando nacque nostro figlio.
Erano le quattro del pomeriggio quando due uomini, discepoli di Giovanni, si
misero a seguire Gesù. Storie diverse, lontane nel tempo, ma in realtà, una
sola infinita storia di ricerca, di amore, di vita. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="text-align: justify;">
<span style="mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-family: Verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">L'orario di un avvenimento si ricorda solo se ha
segnato un passaggio, un cambiamento, una novità assoluta di cui non si è più
potuto fare a meno: senza quelle dieci e trenta oggi non saremmo sposi; senza
quelle sette del mattino oggi non saremmo genitori; senza quelle quattro del
pomeriggio oggi non saremmo cristiani. E in ognuno di questi eventi c'è la
storia di un cammino, di una domanda che un giorno abbiamo trovato il coraggio
di porre, di una risposta che ci ha raccontato chi siamo e ci ha chiamato alla
parte più vera di noi stessi. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="text-align: justify;">
<span style="mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-family: Verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">E oggi vogliamo ripensare ai nostri cammini
cominciando col ricordare chi ci è stato accanto, chi ci ha mostrato la strada
come un tempo fece Giovanni, il quale, alla vista di Gesù, non ebbe esitazioni,
e lo indicò come la persona da seguire. Giovanni che non si pose come
intermediario, ma si fece da parte, restando ad indicare la direzione in cui
andare. E ci sentiamo richiamati, uomini adulti, sposi, genitori, educatori, ad
imitare questo atteggiamento, questa capacità di "passare la mano"
senza rimanere attaccati ai nostri piccoli successi, alle nostre realizzazioni
personali, alle nostre fragili sicurezze educative. Ci sentiamo richiamati al
saper indirizzare verso Dio, sempre e comunque, e non verso le nostre filosofie
di vita, anche quando questo significhi perdere influenza, magari proprio nei
confronti di un figlio. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="text-align: justify;">
<span style="mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-family: Verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">E ricordiamo anche il punto di svolta di quel
cammino, il giorno e l'ora in cui ci siamo sentiti dire: "Chi
cercate?", come i due discepoli che erano evidentemente alla ricerca di
qualcuno, ma, di più, di un significato nuovo alla loro vita. E noi, non
cercavamo forse una strada nuova per conoscere l'amore, per viverlo, per
trasmetterlo dopo averlo ricevuto? E come noi, quante persone oggi
silenziosamente cercano ogni giorno strade nuove per amare, per essere amati,
per trovare un significato alla propria vita, che sia significato di verità... <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="text-align: justify;">
<span style="mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-family: Verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">E come allora, e da allora, ogni giorno, in mille
modi diversi Gesù si rivolge a noi e dice: “Chi cercate?” E nella risposta che
sapremo dare c'è il futuro della nostra realizzazione, della nostra Verità. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="text-align: justify;">
<span style="mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-family: Verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">E ancora c'è quella domanda, che almeno una volta
abbiamo saputo rivolgere al Maestro: “dove abiti”, chi sei? Come le prime
parole che ci si scambia quando nasce un’amicizia. Poi negli anni, questa
domanda abbiamo smesso di farla, convinti di sapere ormai benissimo dove
abitasse Gesù, e magari pensando che fosse più prudente tenersi un po’ in
disparte ed andarlo a trovare solo quando serviva. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="text-align: justify;">
<span style="mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-family: Verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Dove abiti? Entrando in una casa, capiamo subito
se ci vive qualcuno o no, se chi la abita è persona riservata o eccentrica, o
accogliente o inospitale: lo capiamo dall'arredamento, dai soprammobili, dai
quadri. Respirando i profumi di una casa, cogliamo i desideri e le priorità di
chi la abita. E la nostra casa, il nostro vivere, dicono a chi incontriamo che
Dio ci abita? E noi, sappiamo riconoscere in ogni uomo l'abitazione segreta del
nostro Signore? <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="text-align: justify;">
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Questa domanda, oggi come allora, non accetta
risposte di circostanza. Se la sapremo ancora rivolgere a Gesù, avrà come
sempre un esito immediato: egli ci chiederà di condividere con Lui la nostra
vita. "Venite e vedrete", ci dirà ancora; la vostra strada, il vostro
cammino hanno senso solo se saprete seguirmi, per vedere davvero dove abito,
nella storia e nel cuore di ogni uomo. </span><span class="Apple-style-span" style="color: #990000; font-family: Verdana; font-size: x-small;"><o:p></o:p></span></div>
<!--EndFragment-->Riflessioni Familiari sui Vangelihttp://www.blogger.com/profile/18415013435698486501noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5349047438924179707.post-68013549918355239732012-01-07T09:57:00.004+01:002012-01-07T09:57:59.308+01:008 gennaio 2012 - BATTESIMO del Signore - anno "B"<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000;"><b>+ </b></span><span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000;">Dal Vangelo secondo Marco <span class="Apple-style-span" style="font-size: x-small;">(1- 7-11)</span><br /><br />In quel tempo, Giovanni proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».<br />Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».</span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000;"><br /></span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px;">
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</span></span><br />
<div class="MsoBodyText" style="text-align: justify;">
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Sono passati trent'anni da quando un bambino ha trasformato la Gloria di
Dio, in semplice Amore. Trent'anni in cui Gesù ha vissuto nella cittadina di
Nazaret, imparando da un padre e da una madre le gioie e le fatiche
dell'umanità. Trent'anni per scoprire cosa sia l'uomo. Come noi, che nel cuore
di una famiglia, ricca o povera di vita e d'amore, abbiamo imparato a conoscere
noi stessi e gli altri, e siamo stati guidati dalle mani visibili di una madre
e di un padre, e dalle mani misteriose di Dio a scoprire la nostra vocazione. E
dopo trent'anni Gesù "viene da Nàzaret di Galilea ed è battezzato nel
Giordano": un uomo in coda tra i molti che sceglievano la conversione
predicata da Giovanni, un uomo mescolato con l'umanità, ma che era ed è la
Parola d'amore di Dio, fatta carne per gli uomini. <span class="Apple-style-span" style="font-size: small;"><o:p></o:p></span></span></div>
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">
<div class="MsoBodyText" style="text-align: justify;">
Gesù inizia da qui e sappiamo che ogni inizio ha bisogno di un segno, di
una cerimonia, di un momento in cui si concentrino le emozioni e le speranze,
le promesse ed i propositi. Anche noi celebriamo l'anno nuovo con lo spumante,
un'auto nuova con un viaggio, l'inizio di una vita insieme con un grande
pranzo. E non badiamo a spese, perché la felicità di un giorno sia l'augurio di
felicità per la vita.<br />
Ma oggi il cristianesimo si inaugura con Gesù in coda tra i peccatori: la
missione di salvezza dell'umanità inizia con la richiesta di perdono per colpe
non commesse. E se la discesa dello Spirito ha il sapore dell'abbraccio di una
famiglia al figlio che parte, la compiacenza del Padre ci dice che era proprio
questo l’inizio sognato. Questo inizio, che ci disorienta se lo paragoniamo
alle nostre "location esclusive" per i rinfreschi, ai regali costosi,
ai vestiti dal lusso persino eccessivo. Ci disorienta pensare ad un Dio che
"fa la fila", riconoscendo in ogni umile peccatore che lo circonda
l'obiettivo stesso della sua missione. E ci domandiamo se questo atteggiamento
di Gesù non sia per noi, che continuiamo a correre frettolosi verso il gesto
sfolgorante che ci farà messaggeri di Dio, e ci ostiniamo a sprecare le mille
occasioni umili per amare chi ci circonda. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoBodyText" style="text-align: justify;">
Pensiamo mai che la lentezza dei nostri figli la mattina, quando è tardi e
dobbiamo portarli a scuola e poi correre al lavoro, o quel pigia-pigia
snervante per salire sul treno dei pendolari, o quelle mille altre banalità
estenuanti dei nostri giorni feriali, possono essere il modo per vivere una
vocazione? <o:p></o:p></div>
<div class="MsoBodyText" style="text-align: justify;">
Oggi Gesù guarda le nostre relazioni, le persone che amiamo, i momenti
forti della nostra vita, e ci insegna a celebrarli, a non avere paura, a
"non badare a spese": il "non badare a spese" del cuore, il
"dare tutto" oltre ogni necessità e aspettativa, trasformando le rive
del Giordano in una verità che si celebra giorno dopo giorno. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoBodyText" style="text-align: justify;">
E vorremmo immaginare i Suoi occhi, che, in coda osservano il paesaggio e
la folla, e provare ad incrociarli con i nostri, e chiederci se non siamo noi
quelli che "lasciano passare con disprezzo le loro piccole occasioni
d'amore, aspettando l'occasione per cui valga la pena" e che, forse, non
arriverà mai. Vorremmo incrociarli e sentire vive le parole di Isaia
"cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è
vicino", e amare tutti quegli anonimati che sono la strada di Dio per noi
che abbiamo una famiglia normale, con una vita assolutamente normale, e che a
volte invece vorremmo presentarci alla coda di Giovanni Battista facendoci
largo, per essere i primi, i più in vista. Vorremmo incrociare i Suoi occhi, e
imparare a guardare il mondo con quelli, perché il nostro immergerci in Lui non
sia un rito di un giorno, ma il senso di ogni nostro desiderio d’amore.<span style="color: #990000; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12pt;"> <o:p></o:p></span></div>
<!--EndFragment--></span>Riflessioni Familiari sui Vangelihttp://www.blogger.com/profile/18415013435698486501noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5349047438924179707.post-60159150707660374552012-01-04T08:10:00.006+01:002012-01-04T08:10:45.317+01:006 gennaio 2012 - EPIFANIA del Signore<span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><b>+ </b></span></span><span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Dal Vangelo secondo Matteo <span class="Apple-style-span" style="font-size: x-small;">(2, 1-12)</span><br /><br />Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”».<br />Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».<br />Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.</span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">
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</span></span><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">“Dov’è il re dei Giudei che è
nato?”</span></div>
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Oggi è l’ultima nostra occasione
per vederti bambino, Gesù. Un bambino che è re, Messia, liberatore, salvatore.
Un re che “libererà il povero che invoca e il misero che non trova aiuto, <br />
avrà pietà del debole e del povero e salverà la vita dei suoi miseri.” Un re
per ogni uomo che cerca, che sogna, che desidera incontrare il Signore.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Oggi guardiamo questa scena nota
del tuo presepe e ci sentiamo chiedere dai magi: dov’è il tuo re? È nato
veramente anche per te? Ce l’hai fatta a stare con i pastori, ad accoglierlo
nella sua fragilità e potenza? O sei come Erode che deve ancora leggere,
scartabellare, calcolare? O come i capi dei sacerdoti e gli scribi, che
conoscono a memoria la profezia, ma sono incapaci di leggerla con il cuore e
con la vita?</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Loro, i Magi, si sono messi in
viaggio, hanno rischiato, hanno seguito una stella. Loro, hanno visto la tua
luce senza conoscerla, cogliendo la tua grandezza senza preavvisi. Loro, al
vedere la tua stella sono venuti per adorarti.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
E noi? L’Avvento, il Natale, la
festa della Sacra Famiglia: quante stelle si sono accese per indicarci la
strada in questi giorni? E quante volte le abbiamo seguite? O forse le abbiamo
perse di vista?</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Anche Erode, del resto, che pure
ti aveva così vicino, non si era accorto di te. Quando ha saputo, ha messo in
campo ogni sua forza per toglierti di mezzo: gli facevi paura, o forse soltanto
non voleva saperne di un Dio che ama senza pretese, nel segreto di una culla.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Ma tu da quella culla hai
conosciuto il mondo, anche quello più lontano, e il mondo ha conosciuto te.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Un po’ come quelle persone che
anche oggi arrivano dall’oriente, dai posti più lontani e sconosciuti. Non sono
proprio re, ma certo qualcuno di loro da te è incuriosito. Ha visto la tua
stella, magari negli occhi di un volontario al centro di accoglienza, ed ora
vuole adorarti. Ed ecco che noi in prima fila, dimentichiamo che tutte “le
genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare
lo stesso corpo”, con Te e con noi.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Non ricordiamo che tua madre non
ha avuto timore nel mostrarti agli stranieri, e ha lasciato che ti adorassero.
Non sapevano nulla di te, ma forse avevano il cuore abbastanza puro per
vederti; certo più puro delle nostre disquisizioni, che ci appagano, ma sanno
offuscare le stelle. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Ti riconoscono e ti offrono
addirittura dei doni. Che strano, gli stessi doni che tu offri a ciascuno di
noi: l’oro della tua vita divina, spesa per noi; l’incenso della santità dello
Spirito che ci manderai e del sacerdozio che ci hai affidato con il Battesimo;
la mirra che disegna la festa d'Amore della sposa che incontra finalmente il
suo Sposo.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Oggi, allora, vogliamo fare come
loro. Vogliamo seguire la stella che hai acceso dentro di noi. Non veniamo dal
lontano oriente, ma tu ci conosci e desideri solo che ti offriamo la nostra
quotidianità, la nostra vita di tutti i giorni con il nostro lavoro e la nostra
fatica: ci chiedi di darti solo un po’ di pane e un po’ di vino, sarai tu a
trasformarlo.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Nella semplicità ti riconosciamo
re, salvatore, liberatore, anche noi che spesso siamo stranieri e per
incontrarti dobbiamo essere smossi da lontano, da eventi straordinari. Accogli
i nostri doni oggi, Gesù, aiutaci a deporre lo scrigno prezioso della nostra
vita, che è il solo nostro dono per te e che scopriamo essere il dono più
splendido che tu hai fatto a noi.</div>
<!--EndFragment--></span>Riflessioni Familiari sui Vangelihttp://www.blogger.com/profile/18415013435698486501noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5349047438924179707.post-57657936804582191112011-12-31T17:37:00.005+01:002011-12-31T17:37:46.732+01:001° gennaio 2012 - Maria Santissima Madre di Dio<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000;"><b>+ </b></span><span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000;">Dal Vangelo secondo Luca <span class="Apple-style-span" style="font-size: x-small;">(2, 16-21)</span><br /><br />In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.<br />Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.<br />I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.<br />Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.</span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000;"><br /></span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px;">
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</span></span><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">“Maria, da parte sua, custodiva
tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.”</span></div>
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Maria: è lei la donna che oggi ci
apre le porte di questo nuovo anno. Un donna splendida e silenziosa,
grandissima e mite, annuncio incarnato della novità d'amore che viene ad abitare
la terra.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Una donna, protagonista
indispensabile, che con la sua sobrietà, la sua modestia, i suoi silenzi, ci
insegna e ci guida per la strada vera della vita.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
È lei che ci ha permesso di
vedere gli occhi di Dio. Vederli nel figlio, Gesù, "nato da donna, nato
sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché
ricevessimo l’adozione a figli". E vederli, splendenti, nel suo stesso
sguardo, nel cuore di una madre che ha saputo lasciarsi guardare da Dio, e a
realizzato la grande bellezza di chi sa acconsentire al Suo amore.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Lei è per noi il segno che la
speranza è possibile. Lei ci dice ogni giorno che Dio ama più del peccato e sa
rendere nuove le nostre vite, se solo gli rispondiamo un semplice “sì”.
L'umanità, caduta e vinta dalla colpa, è rinata nel grembo di una donna che ha
lasciato al Signore facoltà di<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>“far risplendere per lei il suo volto e di farle grazia”. Ha dato vita a
Chi le dava Vita, e ha meditato e custodito tutto questo nel silenzio, ha
cullato il suo Signore nel grembo, tra le sue braccia e nel suo cuore. Ha
accompagnato un figlio verso l'infinito amore di Dio, amore disposto alla croce
perché l'uomo avesse la vita in abbondanza, e lei, che di tale abbondanza era
stata riempita, ha tenuto il corpo dell'Amore tra le braccia dalla notte fredda
di Betlemme al pomeriggio atroce e crudele di Gerusalemme.<br />
A lei allora ci vogliamo affidare in questo nuovo inizio di anno, perché non
sia una storia già percorsa quella che ci attende, ma una vita nuova,
convertita dall'amore, risanata dal cuore delicato e coraggioso di Maria.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Ci affidiamo a lei, affinché da
lei impariamo ad ascoltare, a concedere al Signore di abitarci, a custodire nel
cuore le parole che lui ci vorrà suggerire.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Ci affidiamo a lei perché in
questo nuovo anno che viene, in ogni nostro giorno di banale routine, di vita
familiare, di lavoro affascinante o faticoso, di gioia o di sofferenza,
cerchiamo e tendiamo verso un nuovo orientamento dello spirito. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Preghiamo lei perché nelle pieghe
dei nostri giorni impariamo a scorgere i segni di Dio e a riconoscere il suo
sguardo e la sua voce. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
E ci auguriamo che il nostro
cuore, finalmente disposto all'amore, possa anch'esso invocare che “Dio abbia
pietà di noi e ci benedica, su di noi faccia splendere il suo volto” e ci guidi
ad amare l'uomo come Lui lo ama.</div>
<!--EndFragment--></span>Riflessioni Familiari sui Vangelihttp://www.blogger.com/profile/18415013435698486501noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5349047438924179707.post-12373125093636493762011-12-24T19:14:00.002+01:002011-12-24T19:14:21.932+01:0025 dicembre 2011 - NATALE del Signore<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000;"><b>+ </b></span><span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000;">Dal Vangelo secondo Luca <span class="Apple-style-span" style="font-size: x-small;">(2, 1-20)</span><br /><br />In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città.<br />Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta.<br />Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.<br />C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia».<br />E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva:<br />«Gloria a Dio nel più alto dei cieli<br />e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».</span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori dicevano l’un l’altro: «Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere».<br />Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.<br />Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.<br />I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.</span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">
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</span></span><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">La Parola creatrice di Dio, il suo amore infinito per
l'uomo, oggi “si è fatto carne, ed è venuto ad abitare in mezzo a noi”, con
noi, nelle nostre case, nella nostra vita. Una Parola che da sempre parlava ai
nostri cuori, non ha esitato, per amore, a farsi vita della nostra stessa vita,
passo dei nostri stessi passi. Ed il volto di Dio per amare l'uomo, la sua
"incarnazione", è il più grande e primordiale inno alla vita che
l'uomo conosca: un bambino.</span></div>
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span><span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; font-family: Verdana, sans-serif;">E ogni bambino è canto al Vita perché mai visto, diverso da
tutto ciò che era prima. Ogni bambino, quando nasce, cambia il mondo che gli
sta intorno: un uomo e una donna diventano genitori, quattro genitori diventano
nonni, una vita si appresta ad essere disegnata.</span><span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; font-family: Verdana, sans-serif;">Ma ogni bambino è un inno alla vita anche perché fragile di ogni fragilità,
povero di tutto, incapace di ogni azione: l'unico sostegno e l'unico dono che
un bambino possiede è l'amore. Un bambino vive dell'amore che lo circonda, e
scambia solo amore con chi gli sta accanto.</span><span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;"></span><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Così, come ogni Natale, ci troviamo oggi di fronte al paradosso di un
Dio-neonato, un Dio- annuncio di novità, ma un Dio fragile, un Dio indifeso. Il
nostro Dio, il Verbo, il Figlio unigenito, oggi è una piccola cellula d'amore
che si sprigiona da una sperduta mangiatoia di Betlemme: nulla di più umile,
nulla di più ordinario, nulla di più misero, e insieme nulla di più miracoloso
e straordinario. </div>
</span></span><span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; font-family: Verdana, sans-serif;">Spesso ci è più facile credere in un Dio onnipotente,
artefice di ogni sorte, padrone del modo e dei suoi destini, e dimentichiamo il
segno che Lui stesso ha scelto quando è stato il momento di manifestarsi, di
abitare in mezzo a noi: essere il più fragile degli uomini, un bimbo che non ha
nemmeno un posto dove nascere. E questo Natale allora diventa per noi il
momento di fermarci a riflettere, e di vincere la nostra costante tentazione di
cercare nella fede una strada per migliorare la nostra fortuna ed il nostro
presunto benessere. Certo il nostro Dio avrebbe potuto scegliere di guarire
tutte le malattie, di eliminare tutte le sofferenze. Invece fa della debolezza,
della vulnerabilità il segno distintivo della sua nascita. Come a dire a tutti
i deboli del mondo, sono con voi; a tutti i poveri, sono uno di voi. Come a
dire a chi soffre, a chi ha paura, so cosa significa, ho provato anch'io le
stesse sofferenze e le stesse paure. E proprio questo essere “con-sorti” di
Dio, avere un Dio più vicino di quanto noi stessi possiamo, è il miracolo che
ogni anno celebriamo. </span><span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; font-family: Verdana, sans-serif;">Ma un Dio nuovo e vero al nostro fianco è comprensibile solo agli occhi dei “pastori”,
solo agli occhi di chi ha ancora bisogno di vivere per amore, solo a chi
comprende la fragilità per esserne assiduo compagno, solo a chi sa vedere il
mondo con realismo e proprio per questo sa gioire della Vita quando, a dispetto
di tutto, trionfa. </span><span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; font-family: Verdana, sans-serif;">Così oggi anche noi con i pastori vogliamo andare "senza indugio"
incontro a questo bambino, dopo tante settimane di attesa. Vogliamo cantare
l'inno di gioia che nasce dai cuori che hanno imparato a guardare la vita vera,
le cose importanti, la bellezza della propria umiltà e semplicità. Vogliamo
“gioire nel Signore”, perché “oggi la luce risplende su di noi”, e nella strada
che credevamo arida e distratta abbiamo trovato un Compagno di viaggio, che ci
cammina al fianco proprio nei momenti di maggiore difficoltà. Vogliamo stupirci
per un Dio che abita la nostra vita condividendola, sempre ed in tutto,
insegnandoci che amare non è risolvere i problemi di altri, ma andare al loro
passo, soffrire quando soffrono e, poi, gioire insieme quando la fatica si placa.</span><span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;"></span><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;"></span><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Allora in questo Natale piegheremo le nostre ginocchia davanti al mistero di un
Dio, che supera persino la Parola, per accompagnarci fino sull'uscio delle
nostre strade, per insegnarci a non temere, insegnarci a gioire di gioia
profonda, insegnarci ad amare di amore totale. </div>
<!--EndFragment--></span></span>Riflessioni Familiari sui Vangelihttp://www.blogger.com/profile/18415013435698486501noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5349047438924179707.post-25808739010301837422011-12-22T09:01:00.002+01:002011-12-22T09:01:12.512+01:0018 dicembre 2011 - IV domenica di AVVENTO - anno "B"<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000;"><b>+ </b></span><span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000;">Dal Vangelo secondo Luca <span class="Apple-style-span" style="font-size: x-small;">(1, 26-38)</span><br /><br />In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».<br />A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».<br />Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».<br />Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.</span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000;"><br /></span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000;"><br /></span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px;">
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</span></span><br />
<div class="MsoBodyText" style="text-align: justify;">
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span lang="EN-US">È un
giorno qualunque, in una casa qualunque. Una ragazza abbraccia con amore la sua
normalità. E' una ragazza speciale, con una vocazione speciale, ma vive
semplicemente la sua ordinarietà. E in questa casa, in un piccolo paese ai
confini del mondo, avviene l'evento della storia. E questo evento assume la
stessa luce domestica del luogo in cui avviene e della ragazza che ne è
protagonista. Allora vorremmo, oggi, avvicinarci e guardare ciò che accade tra
le mura della casa di Nazaret, in quell'angolo buio della storia, che si
trasforma in luce per il mondo. <o:p></o:p></span></span></div>
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span><span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; font-family: Verdana, sans-serif;">Ci
accostiamo e vediamo l'arrivo di un ospite, o meglio di un messaggero dell’Ospite. Gabriele si fa accogliere da Maria, si fa ospitare nella sua
piccola casa per darle un messaggio, per annunciare, a lei e al mondo, che un
altro Ospite sta per arrivare. Ed entrando in casa, porta la gioia, quella
gioia dirompente di chi sa che una porta si è aperta, e che ogni volta che una
porta si apre, è sempre l'inizio di una relazione, di una storia:
"Rallegrati, il Signore è con te".</span><span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; font-family: Verdana, sans-serif;">Chissà se gli angeli provano emozioni? Ci piace pensarlo, ci piace immaginare
che il saluto di Gabriele sia colmo di emozione e stupore davanti alla
possibilità che si compia un miracolo così grande, davanti alla donna da cui
dipende la salvezza dell'umanità, davanti all'annuncio di quel miracolo
consueto ma immenso, che accade ogni volta che una vita che prende forma, e
cresce nel grembo di una madre.</span><span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; font-family: Verdana, sans-serif;">E' strano, allora, per un istante volgerci indietro, e guardare le porte chiuse
delle nostre case, le paure dei nostri giorni, le notizie gridate dei nostri
giornali. E' strano pensare alla gioia che può portare un ospite accolto nella
nostra casa, alla nostra tavola. Accolto ed ascoltato. Ed è strano chiederci se
mai ci sia venuto in mente che ogni ospite potrebbe essere per noi, messaggero
di Dio...</span><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px;"><div class="MsoBodyText" style="text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="mso-bidi-font-family: Verdana;">
Ma torniamo a Nazaret. Maria è turbata, non capisce. La gioia ed il timore
vanno spesso di pari passo. Ogni realtà che superi le nostre speranze ci lascia
a bocca aperta, ci turba, ci blocca. E Maria in quel momento, sentiva intorno a
sé la potenza di un Amore che nessun uomo ha mai potuto contenere, e che lei
avrebbe dovuto portare nel grembo. Ne sentiva la presenza, la gioia
traboccante, la grandezza umile, e, per un istante, ha provato timore. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="mso-bidi-font-family: Verdana;">E
quel timore assomiglia un po' al nostro, quando ci sentiamo chiamati, così come
siamo, a piccole o grandi imprese d'amore. E' il timore di ciascuno di noi,
quando ci accorgiamo che la nostra fragile umanità vive ed è feconda solo se
sappiamo accogliere il progetto di Dio su di noi, ma quel progetto ci sembra
enorme, faticoso, irrealizzabile. <o:p></o:p></span></div>
</span></span><span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; font-family: Verdana, sans-serif;">E
Maria, allora, si fa coraggio, anche per tutti noi, e pone domande. Si fa
coraggio perché, per lei, la relazione con il suo Signore è un'abitudine. Pone
domande perché la preghiera è, in lei, relazione costante, comune. Ed è solo in
questa relazione abituale che può avvenire il miracolo: oggi la sua preghiera
quotidiana è divenuta carne, perché nel tempo la preghiera quotidiana era già divenuta
relazione.</span><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px;"><div class="MsoBodyText" style="text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="mso-bidi-font-family: Verdana;">
E con questi occhi guardiamo anche alla nostra preghiera, ai nostri riti,
e ci chiediamo quanto essi siano relazione: relazione abituale e feriale con il
nostro Signore, relazione abituale e feriale con tutti gli incontri d'amore in
cui ci è chiesto di riconoscerLo, e metterci in gioco. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="text-align: justify;">
<span lang="EN-US">E
vorremmo che il saluto dell'angelo, oggi per noi divenuto preghiera, ci
insegnasse la strada per entrare nel mistero di questa relazione, per abituarci
ad ascoltare le parole dei messaggeri, e ci aprisse la via per imparare ad
accogliere, come Maria, il progetto di Dio su di noi.<span class="Apple-style-span" style="color: #990000;"> <o:p></o:p></span></span></div>
<!--EndFragment--></span></span>Riflessioni Familiari sui Vangelihttp://www.blogger.com/profile/18415013435698486501noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5349047438924179707.post-67437345666688844802011-12-14T15:22:00.003+01:002011-12-14T15:22:50.947+01:0011 dicembre 2011 - III domenica di AVVENTO - anno "B"<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000;"><b>+ </b></span><span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000;">Dal Vangelo secondo Giovanni <span class="Apple-style-span" style="font-size: x-small;">(1, 6-8. 19-28)</span><br /><br />Venne un uomo mandato da Dio:<br />il suo nome era Giovanni.<br />Egli venne come testimone<br />per dare testimonianza alla luce,<br />perché tutti credessero per mezzo di lui.<br />Non era lui la luce,<br />ma doveva dare testimonianza alla luce.<br />Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa».<br />Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo».<br />Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.</span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px; color: #990000; font-family: Verdana;"><span><br /></span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="-webkit-border-horizontal-spacing: 3px; -webkit-border-vertical-spacing: 3px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">
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<div class="MsoBodyText" style="text-align: justify;">
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Giovanni il messaggero, Giovanni il precursore,
Giovanni la voce che grida nel deserto.<br />
Ed è proprio da questo deserto che oggi vogliamo partire. <span lang="EN-US">Dal</span> deserto<span lang="EN-US">,</span> perchè ci assomiglia. Assomiglia alle nostre
solitudini, ai nostri dubbi e tentennamenti. Assomiglia alle nostre case,
chiuse su se stesse per paura del mondo che le circonda. Assomiglia alle
tensioni che viviamo nei confronti dei nostri figli, che temiamo possano
incrociare troppa cattiveria sulle loro strade.<br />
Ma di questo deserto, Giovanni ha fatto luogo di annuncio, di cambiamento, di
speranza, di novità. In questo deserto Giovanni è stato una voce. E questa
stessa voce, ci sembra, potrebbe essere la nostra. Anche noi "non degni di
chinarci per slegare i lacci dei sandali" di Colui che deve venire, ma
anche noi capaci di urlare nel deserto. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="text-align: justify;">
<span style="mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-family: Verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Sì, lo possiamo, ne siamo convinti. Possiamo
gridare la nostra speranza, possiamo gridare la nostra fiducia nella vita,
anche in questo deserto. Lo possiamo nella nostra vita di coppia, che non è
perfetta, e non lo sarà mai, che è abitata dalle nostre piccolezze e dalle
nostre fatiche, che combatte ogni giorno con le nostre piccole infedeltà, ma
che non teme di sprecare l'amore, di colmare e di lasciarsi colmare dalla
presenza dell'altro. Lo possiamo con i nostri figli, camminando noi, dritti,
nel deserto e trasformandolo in quel terreno opportuno per incontrare
l'essenziale. Possiamo uscire dal nostro deserto per avviarci nel deserto di
Giovanni, quello in cui "un uomo mandato da Dio, venne come testimone per
dare testimonianza alla luce." <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="text-align: justify;">
<span style="mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-family: Verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Un deserto che diventa luogo di riscoperta, luogo
di rinascita, luogo adatto per l'incontro con il senso vero delle cose. Un
deserto che è luogo di testimonianza. E di questa testimonianza Giovanni sentiva
il bisogno, l'urgenza: "Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza
alla luce." E la sua è stata una testimonianza senza tentennamenti, nella
piena coscienza di sé e del suo compito. Giovanni era testimone perchè
conosceva la sua missione e chi gliela aveva affidata. Sapeva di non essere il
Cristo, ma sapeva anche che il suo compito di messaggero, era compito
essenziale per la storia che si stava per compiere. E allora viene spontaneo
domandarci: per noi, oggi, cosa significa "dare testimonianza alla
luce"? <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="text-align: justify;">
<span style="mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-family: Verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Noi, uomini e donne del nostro tempo, abbiamo
mille occasioni per riconoscere i segni dei tempi, e testimoniare la nostra
gioia, abbiamo mille opportunità per "non spegnere lo Spirito" che ci
è stato donato, e che ogni giorno è davanti a noi per ricordarci da dove viene
la nostra felicità. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="text-align: justify;">
<span style="mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-family: Verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Abbiamo occasioni per suscitare speranza in chi
si sente sconfitto, o crede di non avere più le forze per combattere per la
propria felicità, ogni volta che ci rechiamo al lavoro, o incrociamo sguardi
assenti e soli nelle grandi città. Abbiamo occasione di alzare la nostra voce
contro chi offende la povertà, e disdegna la vita, ogni volta che sappiamo
trasformare in amore per l'uomo le chiacchiere da bar sulla politica. Abbiamo
occasione di lottare dentro noi stessi con sincerità per riscoprire la nostra
vocazione, ogni volta che siamo tentati di unirci alla schiera dei più, e non
sappiamo volgere lo sguardo verso gli ultimi che abitano nella casa accanto, e
che, per paura, vorremmo dimenticare. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="text-align: justify;">
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">A noi cogliere queste ed altre occasioni per
riconoscere il Dio che c’è e che viene, e non sentirci dire, come i farisei:
“In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete”. </span><span class="Apple-style-span" style="color: #990000; font-family: Verdana; font-size: x-small;"><o:p></o:p></span></div>
<!--EndFragment-->Riflessioni Familiari sui Vangelihttp://www.blogger.com/profile/18415013435698486501noreply@blogger.com0